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Gianni Emilio Simonetti
La rivolta eleva la jouissance a imperativo materiale
1968

…il quarantotto…
…il sessantotto…
…le pitrentotto…
(Rino Gaetano, Nuntereggaepiù, 1978)

Per prima cosa archiviare volantini e giornali. Non fare come nel sessantotto tuttodisperso. Per prima cosa raccogliere la memoria. Paura che finisca tutto senza documenti…”, c’era scritto su uno strano giornale il 23 marzo 1977. Il giornale si chiamava OASK?!, chi erano gli autori? Olivier? Pablo? Fanale? Oh! Claudia? Un gruppo di amici romani si era autostoricizzato con la sigla “indiani metropolitani” e quello era il loro manifesto. Insieme alle prime risate rosse, le felci e i mirtilli, i lama che stanno in Tibet, l’unica preoccupazione era questa: conservare volantini manifesti fogli di giornale etichette fotografie bigliettini: la carta stampata mezzo di comunicazione e insieme reperto archeologico, salvare cose talmente fragili dallo scorrere dei secoli e da roghi sempre possibili.

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Gianni Emilio Simonetti
La critica radicale
si misura con il suo insuccesso…
1966

Oggi è diverso. L’era di Gutenberg è tramontata con i file pdf che rendendo superfluo il processo meccanico hanno rimpiazzato la pratica della stampa con la sua eterna possibilità. Nell’era digitale e informazionale la memoria sembra essere per sempre salva, puntualmente aggiornata e messa a disposizione di tutti sulla rete che abbraccia il mondo, un’opera grandiosa, un unico libro fatto di bit. Abbiamo dunque accesso a tutte le risposte possibili. Quello che manca sono le domande.

Le domande quelle sorgono quando accade qualcosa che cambia la vita e uno non può più viverla o pensarla come prima. Qualcosa è accaduto ed è stato fatto ma non si riesce a stringere in una definizione. Occorrono molte parole e definizioni, occorrono tutti i gesti che ne hanno fatto parte, tutte le implicazioni perché insieme, col loro stridere, hanno dato vita a una storia bella e irripetibile: noi vogliamo sapere di quella storia, ce ne nutriamo per farne e viverne delle altre. Qualcosa è accaduto e ha lasciato il suo carico di inquietudine, questo basta e non basta a una intera esistenza.

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Gianni Emilio Simonetti
Solo la rivolta è appropriata per interrogare
lo stupito silenzio della storia…
1969

Quando le domande sono poste tutte insieme la risposta manca, e dopo un po’ può anche venirne meno il desiderio: ecco perché abbiamo bisogno del pezzo di carta, dell’oggetto, e sia pure di abbozzi, frammenti, di qualunque cosa certifichi un’esperienza autentica. Il loro valore non è misurato dal tempo di lavoro socialmente necessario a produrli, ma dal grado di attendibilità della testimonianza. E’ il valore dei reperti archeologici, qualcosa che ci riguarda intimamente, un frammento della memoria collettiva che sta davanti a noi nella sua concretezza e dice con la sua povera esistenza che quell’evento, quella storia, quel dolore, quella passione, quell’insuccesso, quella speranza, quell’intento, quella felicità, quella disperazione ci sono stati e ancora ci parlano e premono per farsi ascoltare, comprendere e amare.

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Joe Tavaglione
Movimento Mondo Beat
1968

Quando i primi poster ED.912 comparvero nelle librerie furono certo – come nella canzone – fra i primi vagiti di un ‘68 lungo a venire. Una generazione di giovani che si riconosceva nella musica dei Beatles e che manifestava contro la guerra nel Vietnam oppose le proprie istanze di vita all’ordine stabilito mettendone radicalmente in discussione il sistema di valori. ED.912 non è semplicemente la sigla di un editore ma di una idea: l’attuazione di una “rivoluzione culturale” i cui fermenti nel mondo erano evidenti e che nell’ambito dell’arte e della poesia contemporanee trovava forme e sperimentazioni di nuovi linguaggi. Guarda caso anche qui documentare era stata la prima preoccupazione, tanto è vero che ED.912 è la filiazione diretta di un’altra sigla: l’ARCH.DO ovvero “archivio di documentazione sull’arte contemporanea” curato da Daniela Palazzoli e Gianni Emilio Simonetti insieme agli amici Gianni Sassi, Sergio Albergoni, Till Neuburg, Angelo Sganzerla.

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CLF Movimento Studentesco Milanese
(ma Gianni Emilio Simonetti e Thereza Bento Gomes dos Santos)
Francia ’68
1968

Fino a quel momento, in Italia, c’erano stati i manifesti futuristi, quelli pubblicitari, quelli politici della RSI, i manifesti elettorali, i manifesti delle mostre, i manifesti dei cantanti e dei gruppi musicali, degli attori, dei film. C’erano stati anche nei primi anni Sessanta degli enigmatici manifesti ripiegati ingombri di versi e parole in libertà, lettere e immagini, pubblicati da Emilio Villa e Mario Diacono sotto la sigla EX, forse il primo giornale non giornale. Ma manifesti disegnati con lo scopo esclusivo di far mostra di sé sui muri delle città come sulle pareti di casa, di non essere mezzi di comunicazione ma comunicazione allo stato puro di questi no, non se n’erano mai visti. Possiamo dire che i poster ED.912 furono i primi poster d’artista? Poi fu il maggio e si capì che la rivoluzione era un’altra cosa. ED.912, pubblicava in luglio il primo libro documentario sulle violenze della polizia francese. Fu il dramma di una generazione: era poi così indispensabile sostituire alle armi della critica la critica delle armi? La “rivoluzione culturale” andava gradatamente conformandosi alla necessità di ricoprire il ruolo che ebbe Giuda nella storia sacra. Alla fine del 1969 la strage di Piazza Fontana inaugurava gli anni di piombo, ED.912 finì, e chi aveva animato quella esperienza cercò altre strade.

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Immagine pubblicitaria per la rivista B°t

E oggi che ne facciamo di questi reperti? Oggetti da collezione, icone, ricordi, pretesto di celebrazioni. Cose che non servono a niente, su cui passa lo sguardo distratto di chi niente ne sa. O no? Può essere che la loro semplice esistenza fisica obblighi a una diversa attenzione, che tolti al loro tempo e triturati dalla storia raccontino quel che allora non si sarebbe potuto né dire né immaginare, perché le parole e le immagini nuove si stavano cercando. Oggi quelle parole e quelle immagini sono qua, nella magnificenza e nel disastro della trasformazione e dell’inconsapevolezza. O forse semplicemente, mentre la storia come la conosciamo passa sopra agli individui col suo orrore (la sua natura preistorica) ciò che resta ai margini e ne scampa diventa materia d’espressione per quelli che con la storia non vanno d’accordo e coltivano pazientemente la loro discrasia, ciascuno di essi con la propria destinazione più o meno scelta più o meno terribile più o meno felice.

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Gianni Emilio Simonetti
Eravamo i banditi della speranza… oggi siamo i fantasmi dell’immaginario
1971-2001

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L’Arengario Studio Bibliografico
ED.912 Manifesti azioni edizioni
2019

Un catalogo dei materiali prodotti dalle ED.912 è stato pubblicato da L’Arengario Studio Bibliografico, ED.912 Manifesti azioni edizioni, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2019. Con un testo introduttivo di Gianni Emilio Simonetti.