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Piero Caleffi, Si fa presto a dire fame, 1958; sesta edizione

 

Si fa presto a dire fame. E’ la storia autobiografica di Piero Caleffi, partigiano del Partito d’Azione catturato dai repubblichini nel 1944, consegnato alle SS e deportato a Mauthausen. Nel dopoguerra diventerà senatore nelle file del Partito Socialista.
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Si fa presto a dire fame se non sai cos’è. Come spiegarlo a chi ha avuto la fortuna di non provarla mai? Il libro esce per la prima volta nel 1954 per la serie de “Il Gallo” delle “Edizioni Avanti!”. La copertina è di Albe Steiner: una veduta desolata del campo di concentramento che occupa interamente copertina e retro.
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Piero Caleffi, Si fa presto a dire fame, 1954. Prima edizione

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Il libro ebbe molte ristampe, ben 5 prima di quella del 1958, sempre per le edizioni “Avanti!” che inaugura la collana del “Gallo Grande” ed è un capolavoro del design del libro del Novecento: non si era mai visto prima un libro così. Il designer è ancora Steiner: come nella prima edizione copertina e retro costituiscono un’unica composizione, ma con due immagini fra loro completamente diverse. Dopo il frontespizio non c’è occhietto né principio di capitolo ma una immagine a doppia pagina in nero su fondo rosso, una scena apocalittica di rovine che parla di guerra e distruzione. Poi una parola a caratteri cubitali: “SI” ancora in nero su fondo rosso.
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Albe Steiner, composizione grafica per il libro di Piero Caleffi, Si fa presto a dire fame, 1958. Sesta edizione.

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E a seguire col nero e col rosso altre 10 pagine che scandiscono il titolo parola per parola, accanto a ritratti fotografici in bianco e nero senza i grigi, volti di deportati nei campi di sterminio.
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Ecco come dirlo: pesando ogni parola e ogni sguardo, con tutta la profondità di due colori, ben più che non la prefazione illustre di Ferruccio Parri. Oggi come allora queste immagini non vogliono educare né insegnare né ammonire. Ci obbligano a riflettere.

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