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Ulderico Rolandi, Il libretto per musica attraverso i tempi, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1951

Vado raccogliendo libretti per musica da oltre 50 anni ed avendone ormai una collezione di più di 32.000 mi lusingo di poterne dire qualcosa. Nei primi anni della mia Raccolta, mi vedevo guardato con un sorrisetto di compatimento non scevro d’ironia… in attesa che la fede e la tenacia mi dessero ragione perché io invece venivo sempre più convincendomi che il libretto aveva pur la sua importanza, anche prescindendo dai difetti letterari e poetici. E continuavo a raccogliere, fiducioso… Ebbi così la soddisfazione di convincermi che non avevo lavorato invano e che la mia tenacia, la mia pazienza, la mia fede avevano avuto ragione della noncuranza, dell’incredulità, dell’ironia di tanti! Sono già più di 250 gli studiosi che per una ragione o per l’altra hanno trovato nella mia Collezione aiuto di notizie e fonte di studio” (Ulderico Rolandi, Il libretto per musica attraverso i tempi, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1951; pp. 5-6).

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Almaviva o sia l’inutile precauzione, Roma, Giunti e Mordacchini, 1816. E’ la prima edizione del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, traduzione di Cesare Sterbini dal francese di Baeaumarchais.

Ulderico Rolandi (Roma, 1874 – 1951), quanto alla professione, non era affatto un musicologo, era un ostetrico. E lo era tanto appassionatamente che aveva voluto una foto per ogni bambino che aveva aiutato a nascere. Tutte queste foto erano conservate in un album: l’Album delle nuove vite. Ma la musica e il teatro furono una passione sfrenata, nata fin da ragazzo studiando composizione e piano sotto la guida del Maestro Alessandro Vessella, che si concretizzò tra il 1922 e il 1925 nella “Brigata degli indiavolati” ai cui programmi, detti della “Bottega del Diavolo”, assistevano futuristi e poeti alternativi come Marinetti, Luciano Folgore, Gino Gori, Trilussa, Toddi. Ma il monumento fu la sua collezione di oltre 32.000 pezzi, acquisita da Vittorio Cini nel 1956 su segnalazione di Adriano Belli e Silvio D’Amico, e collocata nel maggio del 1957, col suo prezioso schedario, presso l’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini.

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Tosca, Milano, Ricordi, 1899. Prima edizione

Il libro di Rolandi sulla propria collezione, stampato a sua cura nel 1951, è il primo che tenti una classificazione dei libretti per musica e per il ballo ed è un fondamentale punto di partenza per capirne qualcosa: non è facile districarsi fra le diverse edizioni i rifacimenti le riproduzioni e le vicissitudini umane, storiche, politiche, che vi sono sempre connesse, i complessi rapporti che intercorrono fra gli autori, gli artisti, i musicisti, e di questi, naturalmente, con l’autorità costituita che ovunque e in ogni epoca esercita il proprio controllo su tutto quanto fa spettacolo. Aggiungi a questo l’assenza di date che caratterizza molti opuscoli e la scarsità di notizie sulle opere che non ebbero fortuna: prendere tra le mani uno di questi libretti significa cimentarsi quasi sempre con un enigma bibliografico la cui soluzione è  appesa a un filo sottile, il trapelare di un nome o di una data a margine di qualche articolo. E poi sono quasi sempre mal tenuti e bisunti, risentono di un utilizzo sgraziato, come tutte quelle cose che servono sì, ma non meritano d’essere conservate.

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La Bohème, Milano, Ricordi, 1897. Seconda edizione

La conoscenza che avevo dell’opera lirica era limitata alla lettura delle trame che il Radiocorriere TV riproduceva tutte le settimane in una apposita rubrica, e alla rappresentazione di una Bohème data in televisione nei primi anni Settanta – avevo 12 anni. Atrocità e splendori a cui accennavano quelle righe e la storia struggente di Mimì e i suoi amici hanno contribuito a sviluppare una vena melodrammatica latente in diverse situazioni della mia vita, e riaffiora oggi nel piacere di mettere insieme questo catalogo, di portare in superficie quello che, almeno per me, stava sotto terra, nascosto e taciuto.

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L’Arengario Studio Bibliografico, Opera. Ottocento e Novecento. Libretti per musica e bozzetti scenografici originali dalla collezione di Alberto De Angelis, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2017. Potete scaricare uno specimen di 22 pagine >

Un catalogo che elenca in ordine cronologico duecentosessantasei prime o significative edizioni di libretti e sessantasette bozzetti originali, tutti provenienti dalla collezione del critico e studioso Alberto de Angelis (Roma, 1885 – 1965), l’autore del famoso Dizionario dei musicisti, pubblicato a Roma nel 1918, poi ristampato in una seconda edizione ampliata nel 1922 e ancora in una terza, aggiornata e arricchita di un’appendice, nel 1928. Una collezione data ormai per perduta e che è arrivata almeno in parte fin qui, dopo chi sa che vicissitudini.

Lasciando stare la questione se la parola sia o no al servizio della musica e viceversa, se una traduzione possa essere cosa diversa dall’originale e tutte le altre questioni critiche: l’insieme dei frontespizi e delle copertine dice qualcosa della poesia, come le sequenze di scene tra colori, bianco e nero, suggeriscono mondi lontanissimi e perduti, aprono spazi ancora da animare.

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Alfredo Furiga (Olginasio, Varese 1903 – Roma 1972), bozzetto a china e acquarello per il Cesare di Giovacchino Forzano, scritto in collaborazione con Benito Mussolini, 1939

 

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Orfeo vedovo di Alberto Savinio, Roma, Gli Spettacoli dell’Anfiparnaso, 1950. Prima edizione.

Una poesia che sta fra le note le voci e la scrittura, fra scrosci di applausi e di fischi, tra fruscii di abiti da sera, cappellini e cilindri, loggioni, palchi platee, borghesi rivoluzionari aristocratici. Poesia fuori dal tempo, evidente in un verso anche quando pare orrendo, quando le luci si spengono ed esiste soltanto la scena, lo spazio inaudito di cui la parola e la musica possono prendere possesso, la poesia che ignora il mondo e la sua storia, poesia di cui, dice Savinio, Orfeo porta la vedovanza finché vive:

Orfeo, uomo completo, tutto poeta, viene a trovarsi implicato suo malgrado nel  vario sciocchismo degli uomini, della vita…. Vedovo Orfeo non è di moglie… Vedovo è Orfeo, vedovo momentaneo, della Poesia. Ed è in quanto momentaneo vedovo della Poesia, e dunque momentaneamente minorato, che Orfeo cade momentaneamente nello sciocchismo degli uomini e della vita”.

Poi Orfeo lietamente deciderà di mettere fine alla sua non vita. Per sopravvivere bisogna morire almeno un po’: ed ecco il melodramma.

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Giuseppe Vaccaj (Pesaro 1836 – 1912), Senza titolo, ca. 1860. Bozzetto scenografico