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La prima edizione di Uccidiamo il chiaro di luna, luglio 1909
Versione in lingua italiana

Uccidiamo il chiaro di luna! di F.T. Marinetti è considerato il secondo e fondamentale manifesto futurista, ma pochi ne conoscono la storia bibliografica.

Prima di tutto non è il secondo ma il terzo pubblicato: il secondo è Elettori futuristi!, uscito in volantino in occasione delle elezioni del 7 marzo 1909 (vedi Paolo Tonini, «I manifesti del Futurismo italiano», Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2011: pag. 12, n. 2). Però è Marinetti stesso a creare l’equivoco fin dall’agosto 1909, pubblicandolo come prefazione al libro di Paolo Buzzi Aeroplani, col titolo di “secondo proclama futurista“, e tale appare anche negli elenchi dei manifesti al retro dei primi volantini del Movimento Futurista a partire dal 1911/1912. D’altra parte il manifesto politico non aveva avuto molto successo…

E poi non era questo il titolo originario. Il proclama, redatto nell’aprile 1909, viene pubblicato in luglio con un titolo più prosaico: La rassegna internazionale Poesia pubblica questo proclama di guerra, come risposta agli insulti di cui la vecchia Europa ha gratificato il Futurismo trionfante (Milano, Poesia), in doppia versione, italiana e francese (La revue internationale Poesia publie cette proclamation de guerre en réponse aux insultes dont la vieille Europe a gratifié le Futurisme triomphant):

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Paolo Buzzi, Aeroplani, Milano, Edizioni di Poesia, 1909 8agosto)

Vogliamo che i nostri figliuoli seguano allegramente il loro capriccio, avversino brutalmente i vecchi e sbeffeggino tutto ciò che è consacrato dal tempo! (…) E’ perciò che noi oggi insegniamo l’eroismo metodico e quotidiano, il gusto della disperazione, per la quale il cuore dà tutto il suo rendimento, l’abitudine all’entusiasmo, l’abbandono alla vertigine… Bisogna che gli uomini elettrizzino ogni giorno i loro nervi ad un orgoglio temerario! Bisogna che gli uomini giuochino d’un tratto la loro vita… bisogna che l’anima lanci il corpo in fiamme, come un brulotto, contro il nemico, l’eterno nemico che si dovrebbe inventare se non esistesse!

La seconda edizione sta invece nel già citato libro di Paolo Buzzi, Aeroplani (Milano, Edizioni di Poesia, agosto 1909), in lingua italiana, con il titolo di “Proclama futurista“.

La prima volta che compare il titolo finalmente futurista è nella terza edizione, e solo in lingua francese: Tuons le clair de lune!, nella rivista di Marinetti POESIA Anno V, n. 7-8-9, Agosto/Settembre/Ottobre 1909 (da pag. 1 a pag. 9).

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F.T. Marinetti, Uccidiamo il chiaro di luna, 1911

Il titolo definitivo in lingua italiana fa la sua apparizione molto più tardi, nella quarta edizione del 1911: F.T. Marinetti, Uccidiamo il chiaro di luna!, (Milano, Edizioni Futuriste di Poesia), ed è strettamente in relazione con una famosa scazzottata futurista, quella del 22 giugno 1911 contro i vociani di Prezzolini. La polizia interviene e arresta tutti, poi in guardina i contendenti fraternizzano. Marinetti racconta che “Prezzolini benché sanguinante tentava ancora di mordere con ironia il mio manifesto Uccidiamo il chiaro di luna!“, che era stato evidentemente pubblicato poco prima (F.T. Marinetti, in: Francesco Cangiullo, Le serate futuriste, Milano, Ceschina, 1961, pag. 17). Ecco perché l’opuscolo è ricercato quanto e forse più della prima edizione, come cimelio rappresentativo del movimento – sarà per quest’aura teppistica e militante che Ralph Jentsch lo considera un libro d’artista? (vedi Ralph Jentsch, «I libri d’artista italiani del Novecento», Torino, Allemandi, 1993: pag. 373). Titolo e testo verrano riprodotti poi in una quinta edizione nel gennaio 1914, nell’antologia I manifesti del futurismo (Firenze, Lacerba).

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F.T. Marinetti, Discorso futurista agli abitanti di Podagra (Roma) e di Paralisi (Milano), 11 gennaio 1915

Infine, nel gennaio 1915 Marinetti ne pubblicherà un breve estratto in un volantino interventista dal titolo Discorso futurista agli abitanti di Podagra (Roma) e di Paralisi (Milano), che reca la nota:

Che mai pretendono le donne, i sedentari, gli invalidi, gli ammalati e tutti i consiglieri prudenti? Alla loro vita vacillante, rotta da lugubri agonie, da sonni tremebondi e da incubi grevi, noi preferiamo la morte violenta e la glorifichiamo come la sola che sia degna dell’uomo, animale da preda (…). E’ perciò che noi oggi insegnamo l’eroismo metodico e quotidiano, il gusto della disperazione, per la quale il cuore dà tutto il suo rendimento, l’abitudine all’entusiasmo, l’abbandono alla vertigine…“.

E in calce è chiaramente indicata la fonte: “Dal 2° Manifesto Futurista Uccidiamo il chiaro di luna!” e la data “Aprile 1909”, che è quella della sua redazione. E il cerchio si chiude.

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