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F.T. Marinetti – Bruno Corra, L’isola dei baci
Milano, Studio Editoriale Lombardo, 15 agosto 1918

L’isola dei baci è Capri con le sue costruzioni a strapiombo sul mare – il “villaggio verticale” come lo definì Sergej Diaghilev. Marinetti scrive questo libro insieme a Bruno Corra nel 1918 e la prima edizione esce il 15 agosto, 5 giorni dopo Io ti amo di Corra. L’editore è nominalmente lo Studio Editoriale Lombardo, che però è già divenuto proprietà di Facchi  (vedi EROTICA FUTURISTA 11).  Scrive Corra nell’introduzione:

Per le stesse ragioni per le quali dispiacerà alle persone di lettere questo libro piacerà agli altri, a quelli che (beati loro!) sono lontani dalla letteratura. Sarà letto con simpatia da ufficiali, da professionisti, da studenti, da industriali, da signore. Con simpatia e con disinvoltura – senza pedanteria… Esso è insieme una discussione, una risata, una burla, una conversazione da caffè, una polemica, una ubbriacatura, una sassata in un vetro. Esso è, in complesso, un pezzo di vita. Può quindi essere veramente capito soltanto da chi ama la vita più della letteratura, da chi ama le discussioni, le risate, le burle, le conversazioni, le sassate, le polemiche e le ubbriacature più che non le parole stampate” (Bruno Corra, dal testo introduttivo Questo libro mi piace).

Una sedicente Internazionale Fisiologica costituita da colti omosessuali vorrebbe eliminare la guerra e instaurare il regno della bellezza emarginando la donna. Si ritrovano a Capri in gran segreto per tenervi una assemblea (Il Congresso Rosa) e decidere le sorti del mondo. Chi sono queste persone? Sono rappresentanti della classe dirigente, dal banchiere al proprietario terriero al professionista, dal letterato al musicista all’attore. Vengono dalla Francia, dalla Germania, dalla Russia, dall’America, da ogni luogo del mondo. Hanno il culto della Grecia e dell’archeologia, dell’eleganza, della gentilezza. Hanno orrore  della violenza, del comunismo, del futurismo oltre che delle donne. Vagheggiano una nuova età dell’oro esente da ogni volgarità, splendida per intelligenza e bellezza. Marinetti e Corra li conoscono e si aggregano alla combricola unitamente a un improbabile agente segreto dello stato italiano che si finge rappresentante di commercio.

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La Torre Fornillo a Positano

L’assemblea si svolge nella Grotta Azzurra e in un clima tra il faceto e il lascivo viene approvato all’unanimità il manifesto dell’Internazionale Fisiologica. Accade però che la moglie del leader (il più bello e il più ricco di tutti) il conte Paul de Ritten (probabilmente il ricchissimo dandy Jacques d’Adesward Fersen nobile francese di origini svedesi, principe della bella vita a Capri) piomba in barca nella grotta e maledicendo il consesso si suicida. Una cosa raccapricciante ma Marinetti decanta la bellezza del sangue che sgorga e lo sguardo vitreo della donna.
Si organizzano i funerali per la sera dopo e i due futuristi decidono di giocare uno scherzo – secondo quanto suggerisce Aldo Palazzeschi nel suo Manifesto del controdolore (1913).
Mentre il corteo procede nella notte, un gruppo di puttane seminude irrompe e comincia a malmenare i membri dell’Internazionale Fisiologica. Doveva essere uno scherzo non una rissa. La cosa sfugge di mano, comincia a scorrere il sangue e alla fine muoiono precipitando in mare il politico russo deputato della Duma e due ragazze di origine tedesca. Intemperanza femminile.

Pare insomma molto tradizionale questo erotismo futurista che sbeffeggia l’omosessualità e considera massima espressione d’amore un amplesso brutale quel tanto che basta per essere sano. Però un lettore meno distratto si accorgerebbe che qualcosa non quadra.
Undici sono le persone che partecipano al Congresso Rosa. Undici il numero magico di Marinetti, la data che ritroviamo identica in quasi tutti i suoi manifesti, mutando mese e anno.

Gilbert Clavel

Marinetti Capri la conosceva bene. Lo sapeva che Gilbert Clavel aveva comprato nel 1909 quella Torre di Fornillo, la torre pentagona, antico baluardo contro i turchi. Clavel detto dai villani «’o scartelluzzo», piccolo e gobbo, che calzava scarpini da donna, zurighese appassionato di storia egizia e amico di tutti gli avanguardisti dal cabaret Voltaire ai balletti russi. Aveva fissato lì la sua dimora e creato un cenacolo dove confluivano intellettuali di tutto il mondo: Picasso, Jean  Cocteau, Enrico Prampolini, Alfredo Casella, Norman Douglas, Serghei Diaghilev, Mikhail Semenov, Igor Stravinsky, Léonide Massine, Italo Tavolato,  Friederich Alfred Krupp, figlio del fondatore delle acciaierie, Ernst Bloch, Alfred Sohn Rethel, Wilhelm Kempff – «proletariato ambulante intellettuale», secondo l’espressione di un altro frequentatore dell’isola, Walter Benjamin. Marinetti lo sapeva perché c’era stato, come anche Fortunato Depero, ospite per qualche mese con la moglie Rosetta a disegnare i pupazzi dei balletti meccanici e a preparare le tavole per Un istituto per suicidi (1918), l’allucinato  romanzo in cui Clavel immagina un modo di rendere il trapasso la cosa più piacevole della vita.

L’isola dei baci è dunque dedicato a quel mondo che davanti allo sfacelo della guerra si era ritirato nelle ville al mare, e a un certo snobismo intellettuale che gli corrispondeva. Ma il futurismo stava anche in quell’atmosfera e da lì venivano idee e suggestioni che andavano formando la modernità: per questo il libro è uno scherzo non privo di perfidia in cui il bel mondo cosmopolita di Capri poteva riconoscersi e ridersi addosso. Così come il già citato conte Ritten allude al famoso dandy Jacques d’Adesward Fersen, l’archeologo Stopwitz potrebbe essere Gilbert Clavel, o il deputato Markoff lo scrittore russo emigrato in Italia Michail Semenov, e così via.

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