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Paolo Sollier, Calci e sputi e colpi di testa
Milano, Gammalibri, 1976. Prima edizione

Una squadra che non c’è più.
Chi se lo ricorda il Perugia degli anni Settanta, quello di Ilario Castagner rognoso come un cagnaccio di strada e meraviglioso quando la palla arrivava a Vannini o a Novellino. Quando segnava perfino Sollier. Sollier il comunista. Che nemmeno lui sapeva come mai l’avevano preso coi piedi che mamma gli aveva fatto. Sollier il primo a salutare col pugno chiuso gli amici della curva: ne fecero un’icona della politica con la P maiuscola, trasgressione provocazione, ma era solo un saluto, in un’epoca in cui la politica era a sinistra un momento importante della vita quotidiana. Però forse non era solo un saluto, è vero. Era un modo per dire che la diversità è possibile.

Forse con quel gesto Sollier spiegava perché si incazzava se gli chiedevi l’autografo, che il calcio e i soldi non lo avevano cambiato,  che lui stordito, cane sciolto o militante era un compagno che cercava altri compagni per volersi bene e per capire di più. Perché allora si usava la parola “compagno”, nello stesso senso in cui la usavano nel 1920 gli insubordinati che stavano a Fiume con D’Annunzio, che per la cronaca poi furono senz’altro fascisti.

E il suo libro racconta di quando parte da Vercelli e arriva a Perugia, delle donne amate con cui non riesce a vivere, degli amici e dei nemici, dei compagni di strada e di squadra e dei fascisti, di Bettega che faceva tanto il gradasso quella volta che i grifoni fecero fuori la Juventus uno a zero. Racconta il suo passaggio dai dubbi alla militanza, il problema di cosa fare dei soldi, e come usare la notorietà per fare politica. Dice anche del disagio del tifo e dell’imbecillità dei picchiatori, di un sistema in cui il business è il centro e per forza tutto il resto è secondario, ma anche cosa si potrebbe fare in alternativa, senza mai scadere in una troppo facile retorica, e che lo sport è un gioco e che il gioco è meraviglioso perché mette insieme gioia e dolore, fatica e leggerezza, ci restituisce al nostro corpo normalmente annichilito dalla convinzione d’essere portatori d’anime. Calci sputi e colpi di testa.

Lui, calciatore per caso come si era definito, in serie A ci starà solo un anno. Il successivò andrà a Rimini e poi in serie C e più giù. Quando smette nel 1985 prosegue nell’attività di giornalista e scrittore, allena anche, ma principalmente a livello dilettantistico. Leggo su Wikipedia che oggi Paolo Sollier allena l’Osvaldo Soriano Football Club, la nazionale italiana degli scrittori (Alessandro Baricco centrocampista, Beppe Severgnini mediano, Carlo Lucarelli punta ecc.). Calciatore per caso ma anche per sempre.

Paolo Sollier, Calci e sputi e colpi di testa, Milano, Gammalibri, 1976. Prima edizione
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