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Osvaldo Peruzzi (Milano 1907 – 2004)
Sghiribizzo aereo, Livorno, 7 maggio 1932
inchiostro e china su cartoncino, 13,8×9 cm.

Caro Armando – Non spaventarti, non si tratta del bozzetto per la copertina di «L’Ala d’Italia» è solo uno sghiribizzo aereo… Ti comunico che ho avuto in visione privata il primo numero di quest’anno di «L’Ala d’Italia» ed ho quindi provveduto per la ricopiatura della testata; tutte le altre modalità saranno rispettate. Quando avrò ultimato il lavoro debbo spedire alla redazione o a te? Attendo tue notizie e tuo passaggio. Alalà. Osvaldo – Livorno 7 maggio X“.

Siamo nel maggio del 1932: Osvaldo Peruzzi ha deciso definitivamente che sarà pittore e futurista. La prima esposizione si era svolta il 13 novembre 1931 a Milano, non in una galleria ma in una saletta del Bar Taveggia in corso Buenos Aires: 13 pastelli su carta di cui alcuni – incredibile – furono venduti. Ma il 1932 è l’anno decisivo, il punto di non ritorno: Peruzzi si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, prende in mano la vetreria della famiglia e diventa aeropittore fra i più amati da Marinetti: lo rimarrà tutta la vita fino a quando se ne andrà novantasettenne nel 2004, ultimo futurista.

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Osvaldo Peruzzi al lavoro

Ma veniamo allo “sghiribizzo” di cui sopra e alla storia che sottintende.
Si tratta di una cartolina che Peruzzi invia all’amico fraterno e compagno di studi al Politecnico milanese, Armando Silvestri, un personaggio interessante nel panorama letterario nostrano, autore di racconti di fantascienza e direttore della rivista aeronautica L’Ala d’Italia. Una cartolina che a differenza di quelle normali anziché riprodurre una immagine reca un disegno originale a china, una vera e propria opera in miniatura, firmata e datata.
Silvestri voleva aiutare l’amico nel suo sogno artistico e gli aveva proposto di produrre un bozzetto di copertina per la rivista: Peruzzi ci si metterà d’impegno pieno di entusiasmo ma il suo bozzetto non piacerà perché troppo astratto – e dopo vari tentativi di mediazione alla fine non se ne farà nulla. Rimane questo “sghiribizzo aereo” con cui Peruzzi teme di spaventare l’amico di gusti passatisti ma che con orgoglio firma e gli regala.

Lo guardo sospeso com’è in una cornice di plexi fra i libri futuristi. Quando si sceglie una vita si sceglie anche una fine. Com’è lontana questa immagine dalle convenienze e dalla pretesa di significare. C’è qualcosa che sorge e qualcosa che se ne va. Quando hai finito di guardare rimane impresso quel circolo e quella libertà. Può starci tutta la vita in uno sghiribizzo, eccome. Era un regalo di carta col timbro delle poste l’esordio e l’addio dell’ultimo futurista.

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This Post Has One Comment

  1. Anonymous

    Magnifico davvero, con una forza evocativa paragonabile solo a quella di certi grandi capolavori della sua epoca.

    Antonello A.

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