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Diotima, A coppie e soli, Milano, Ceschina, 1935

Nel 1934, ma con la data 1935, viene pubblicato A coppie e soli, (Milano, Casa Editrice Ceschina, 1935). L’autrice, con il nome d’arte di Diotima, aveva fatto parte del Movimento Immaginista romano ed era Amelia della Pergola, Meletta, prima moglie di Massimo Bontempelli. Si erano sposati nel 1909 e nel 1911 la loro bambina era morta in fasce. Poi verrà un figlio, a cui il padre dedicherà nel 1922 il racconto metafisico La scacchiera davanti allo specchio, ma nel 1927 Bontempelli incontrerà Paola Masino.

La copertina è di Corrado Cagli, che di Bontempelli era nipote, uno dei primi a rivendicare i muri ai pittori (in un suo articolo polemico del 1933): nel 1938 dovrà lasciare l’Italia per gli Stati Uniti a causa delle leggi razziali.

Il romanzo è di una sconcertante lucidità e anticipa uno dei temi fondamentali del femminismo degli anni Settanta, quando si farà deciso da parte delle donne il rifiuto di ogni ruolo imposto:

Che cos’era una donna allora? Qualcuno (…) aveva diviso le donne in due grandi gruppi: da una parte la madre (…) dall’altra la prostituta. Era dare alla donna un posto in sottordine, metterla di fronte al maschio in piena condizione d’inferiorità. La donna non poteva essere che per il figlio o per l’amante. Per questo la donna – la madre – era sempre rimasta la creatura sacrificata e solitaria, quando, i figli cresciuti, s’era ritrovata la casa vuota. Allora, senza alcuna ragione imperativa, per forza d’inerzia per incapacità, aveva continuato a vivere delle briciole che i figli ormai lontani, proiettati nel mondo, avevano voluto gettarle. E la figura della Madre era divenuta quella stessa della rassegnazione e della rinuncia, triste figura umiliata di dolce vittima, e in quella solitudine le occorreva uno sforzo generoso rinnovato ogni ora, per non inaridirsi” (pag. 212).

Erotica è anche ogni emancipazione, ogni apertura all’intelligenza, la cura per quel che è fragile e gentile, per quel che ancora non si capisce, la comprensione, l’accoglienza. C’è qualcosa di buono e di bello che non sia erotico?

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