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GiampieroMughini, Addio, gran secolo dei nostri vent’anni, Milano, Bompiani, 2012

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Giampiero Mughini

Ho letto il tuo libro così diverso dagli altri. L’ho letto perché sei un amico prima di tutto. L’ho letto per intero, e questo non perché siamo amici. C’erano cose che sapevo e altre no, raccontate attraverso libri, oggetti, foto che hai comprato e custodito gelosamente nel tempo. E’ avvincente questo modo di dire le cose che ti distingue da sempre. Credo che riconoscerei la tua scrittura fra tutte già a partire dall’orientamento: non dici mai cazzate. Per cazzata intendo l’opinione – opinare chiacchierare, stare sempre alla superficie del “si” dice “si” fa “si” pensa eccetera, quando le cose non importano e non c’entrano con la vita. Parli soprattutto di libri, delle idee e del lavoro che ogni libro preserva. I libri non sono mai cazzate anche quando sparano cazzate.

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Tano D’Amico, Paolo e Daddo, 1 febbraio 1977
Queste due foto, pubblicate vent’anni dopo lo scatto, rimasero nel cassetto del fotografo per altri quattordici prima di venire acquistate attraverso i “diabolici” Tonini da Giampiero Mughini. Giampiero le aveva inseguite per anni supplicando Tano in ogni modo, «Tano i miei soldi valgono quanto quelli degli altri» gli aveva urlato in un cinema romano anni fa. L’anno scorso Tano si decise a vendergliele accompagnandole con una lettera in cui ricordava quelle urla: «Eri bellissimo». Alle due foto è dedicato un articolo di questo blog: http://www.arengario.it/?p=227

 

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Parli di libri e non certo per spiegarli. Li metti in fila e di traverso in modo che si vedano coincidenze derive o divergenze – che non sono di opinione ma di lavoro e di tempo: il pensiero deve orientarsi e posizionarsi, non si può adagiare in una convinzione altrimenti diventa un’altra cosa, fede sentimento quel che vuoi: i libri sono lì a impedirglielo, a ricordargli le differenze le sfumature e tutto quello che potrebbe non essere come appare.

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Libreria e libri di Ettore Sottsass. Della fototessera si parla in un articolo di questo blog: http://touchingideas.blogspot.it/2012/02/la-tessera-di-fotoreporter-di-etto

Parli di libri – anche di oggetti e di foto ma lo sguardo è lo stesso, e viene fuori anche qualcosa di te. Ogni tanto ci metti momenti vissuti, con molta parsimonia. E se penso anche a tante nostre conversazioni mi accorgo che ben raramente sei il protagonista di quel che racconti della tua vita. Il tuo ego sta sempre un po’ discosto e nell’ombra. In realtà l’apparire non ha per te un gran valore. Ma così tra i libri amici, nel mescolarsi e confrontarsi delle idee anche l’ego ci può stare, con il suo carico di angosce e affetti, non li avresti detti mai se non fossero una piccola parte, gocce che si confondono con altre nella pioggia. E questo rimane sullo sfondo della storia, sassolini fra le erbacce, gradini di marciapiedi, gramigna negli anfratti di un muro. Come il bene di Tano – l’unico a volertene dici – che incontri sull’autobus. Al sicuro in un mondo invisibile che la storia non ha tempo né occhio per schiacciare. Anche in questo libro che chiudo – con questa strana copertina che pare in rilievo – dove ti conosco un po’ di più, in un altro dialogo che mi arricchisce con un po’ della tua umanità: il secolo dove tutto è sembrato possibile se n’è andato, rimane l’angoscia di oggi, non c’è che rimboccarsi le maniche e darsi una mano.

Dalla trasmissione de La7: «Se stasera sono qui»:

This Post Has 12 Comments

  1. Sergio Falcone

    Non mi associo nella maniera più assoluta.
    Non amo e non amerò mai persona che si mostra e dimostra incoerente, sull’altare del proprio ego assoluto.
    “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”, Gesù di Nazareth.

  2. Maurizio Scudiero

    Dov’è l’incorenza ?
    Prego specificare…
    E comunque il mondo (e la vita) non sono dei blocchi di cemento immutabili.
    Chiunque, se si guarda all’indietro, non rifarebbe le stesse cose… proprio perché si cambia… e cambia anche la nostra visione del mondo.
    Come dire che solo gli idioti non cambiano idea.
    Personalemnte preferisco chi si mette in discussione, criticamente, e rivede le proprie posizioni, rispetto a chi è rimasto ingessato (leggi “coerente”) ai tempi del “Politburo”.

  3. Sergio Falcone

    “Chi non vive come pensa, finirà col pensare come vive”, Karl Marx

    “Offre uno spettacolo monotono il genere umano. Trascorre tutta la sua vita nel sopravvivere e quel poco di libertà che gli rimane lo spaventa a tal punto che fa di tutto pur di liberarsene. Oh sorte degli uomini!”, Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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    Certamente. Non metto certo in discussione la possibilità di tutti e di ognuno di mutare, anche radicalmente, le proprie posizioni ideali. Del resto tale facoltà è anche nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Ma questa mutagenesi collettiva è sospetta e francamente di cattivo gusto.

    Siccome parte della mia generazione non s’è piazzata con la Rivoluzione, ha cercato altre strade per celebrare il proprio Io infinito. Addirittura arrivando a sposare l’ideologia dell’avversario.
    Tale mutazione non è affatto sincera. Come non era sincero e veritiero l’impegno d’un tempo.

    Se la riconversione all’esistente, insopportabili l’esistente e la riconversione, gli fosse costata persecuzioni, ad esempio, i “piccoli Lenin” d’un tempo non si sarebbero mai schierati col capitalismo.
    Invece, si sono tutti strapiazzati, i vecchi leaders di allora, nel mondo della comunicazione, dell’editoria e della politica. A suon di contratti milionari. E non sono tutti dei “geni”.

    Lascio la descrizione di questi personaggetti da palude metropolitana a chi è più bravo di me. A uno dei fondatori di Mondo Beat:

    “E nel periodo del cosiddetto ‘riflusso’ – come si disse con metafora mestruale azzeccata per una generazione già definita come ‘proletariato biologico’ – ho potuto osservare che i più furbi, gettato il colletto alla Mao alle ortiche, occuparono poi i migliori posti nelle Università, nelle televisioni e nelle amministrazioni pubbliche e private, e si comprarono la Bmw e la cocaina tipica dei ‘tossici integrati’ degli anni Ottanta, in attesa di collegarsi via Internet e gettarsi a capofitto nella superstrada dell’informazione, nel sogno di una supposta o suggerita comunicazione globale o liberazione tramite costose protesi elettroniche. Questo mentre i più stupidi fra quelli che volevano dare l’assalto al cielo finivano in cura dai guru per una buona terapia a prezzi popolari; e i più poveri finivano in cessi insanguinati, con l’ago nella pancia, in qualche angolo della metropoli rischiarato d’irrealtà. Non so se quella sessantottina sia la peggiore generazione di egoisti, di pentiti e di opportunisti e psicopompi che l’Italia abbia mai conosciuto. So però che volevano mandare al potere l’immaginazione, la loro immaginazione. E che molti han dovuto vedere le proprie buone intenzioni rovesciarsi in cattivi effetti. Che li consoli un po’ di buona letteratura. Kafka, per esempio: ‘Non ci fa tanto male ricordare le nostre malefatte passate, quanto rivedere i cattivi effetti delle azioni che credevamo buone’. […] E’ qui, a Milano trent’anni dopo, che inciampo ancora nel corpo del mio essere sociale, lo rivolto con la punta del piede e lo trovo splendidamente decomposto. Al punto giusto per ritornare verso le portinerie delle case dalle finestre munite di solide inferriate e lampeggianti segnali pronti a dare ancora l’allarme; e i videocitofoni e gli orologi e le telecamere agli angoli di certe strade del centro con le banche vigilate notte e giorno; e poi le scale e gli uffici delle amministrazioni e delle Ussl disinfettate all’alba, tutti i santi giorni, con impiegate in preda a sogni agitati ‘un attimino’ e burocrati, leghisti di mezza età o ex-compagni di un tempo sopravvissuti a tutti i cambiamenti, anche a Tangentopoli, seduti su poltroncine in pelle, anche umana, girevoli, che ti offrono un sigaro con un sorriso brillante come un getto di napalm…”, Gianni De Martino, da I Capelloni, Castelvecchi, Roma 1997.

    Tutto ciò è molto triste. Non credo più a nessuno. Portatemi le prove dell’altrui buona fede ed io, molto volentieri, crederò.

  4. Teresa Mannia

    A me, molto più semplicemente. Mughini sembra un semplice opportunista tronfio del suo cattivo gusto, ottimo per i dibattiti televisivi, niente di più. Nessuna sorpresa nel fatto che questo libro faccia schifo. Prevedibile. Mi stupisco dei ‘diabolici Tonini’, li pensavo più furbi.

  5. Anonymous

    da Melchiorre Gerbino.
    Falcone e De Martino sono due “compari” che sono venuti a farsi pubblicità in questo blog. Due impostori, perchè Gianni De Martino, a Mondo Beat detto Gianni De Pincopallino (vedi nei motori di ricerca) non é stato uno dei fondatori di Mondo Beat, tanto che ha avuto la voce oscurata in Wikipedia perché si spacciava per tale
    http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_De_Martino

    Meglio rimuoverli dal blog, perchè lasciano puzza da dove passano.
    A Giampiero Mughini, col quale ho avuto una litigata al Maurizio Costanzo Show, auguro buona salute.
    Melchiorre Gerbino, direttore di “Mondo Beat”

    http://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=melchiorre+gerbino&source=web&cd=35&cad=rja&ved=0CDgQFjAEOB4&url=http%3A%2F%2Fwww.gettyimages.com%2Fdetail%2Fnews-photo%2Fthe-italian-director-melchiorre-gerbino-attending-a-meeting-news-photo%2F141565948%3FLanguage%3Den-US&ei=vPOIULO3CYfmrAfaw4GYBQ&usg=AFQjCNEqDJZuDhys0W848eRGXDb8O8HvVA

  6. LUIGI FRUGONE

    UN GRANDE LIBRO, SCRITTO COL CUORE DA CHI I LIBRI OLTRE CHE AMARLI ‘FISICAMENTE’ LI HA LETTI. QUANDO SCRIVE NON E’ MAI SUPERFICIALE COSI’ COME QUANDO PARLA NON LASCIA INDIFFERENTE (CERTO A SECONDA DELL’ARGOMENTO PUO’ RISULTARE PIU’ GIOCOSO E IRONICO, ALTRE VOLTE PIU’ PROFONDO E CAUSTICO),MA MAI BANALE. E POI HA UN DONO QUANDO PARLA DI STORIA E LETTERATURA SI FA ASCOLTARE CON PIACERE E STIMOLA LA CURIOSITA’ DELL’ASCOLTATORE AD APPROFONDIRE L’ARGOMENTO.
    LUIGI FRUGONE

  7. Maurizio Scudiero

    Concordo con Luigi Frugone, e vorrei dire a Sergio Falcone proprio quello che ha detto Frugone.
    Indipendentemente da quale sia la nostra reciproca, e diversa, opinione su Giampiero Mughini, qui stiamo parlando di “questo” libro, che è appunto sulla sia di quel suo (di Giampiero) amore per i libri, del loro ruolo nella nostra storia culturale. E non c’è nulla da dire: è un bel libro, che non può certo diventare brutto perché l’autore può stare antipatico. Qui si discute della sua “scrittura”.
    (e comunque consiglierei, prima di giudicare qualcuno, di conoscerlo personalmente, perché non sempre l’homo televisivo coincide con l’homo intelletuale).
    MS

  8. Paolo Tonini

    Giampiero fa sempre discutere, e qui ciascuno può scrivere quel che vuole. Si scrive di qualcuno ma in fondo ci si scrive addosso, le parole che usiamo per gli altri un po’ valgono anche per noi, raccontano di noi: ciascuno porta il suo frammento di povera sporca brutta o beata verità. Non ha importanza per me sapere chi ha ragione o torto, è importante capire cosa può aiutarci a vivere, e le risposte possiamo trovarle solo nell’umanità degli altri perché la nostra ci è fin troppo nota (o troppo offuscata). Da qui la differenza di sostanza tra parlare di libri ed esprimere opinioni.

  9. Franco

    Pensavo fosse un sito di libri rari e interessanti… vedo che è un covo di ciellini.
    che strano, sarà il Natale?

  10. Gianfranco Casolino

    Qui si parla di libri. E di libri Mughini sa parlare e come. In tutti i suoi libri che ho letto da “A via della Mercede c’era un razzista” (forse il più controverso per molti ma per me molto interessante) a quest’ultimo che è forse il più bello, ci ha messo la passione, l’amore che lui ha per i libri e gli oggetti che lui anche colleziona. La lettura dei suoi libri suscita in me curiosità, vado a leggere quelli che lui menziona e che non conoscevo. E’ una fonte inesauribile di nuove scoperte e conoscenza. Cosa si vuole di più dalla lettura di un libro! Un grazie di cuore.

  11. Anonymous

    Imputato per diffamazione aggravata ( arrt.595 commi 2 e 3 c.p., art 13 L.47/48), il sig. Melchiorrre GERBINO, nato a Calatafimi (TR) il 30/08/39) è oggetto di procedimento giudiziario nelle sedi opportune.

  12. Anonymous

    MELCHIORRE GERBINO CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE. Il giudice monocratico Ombretta Malatesta della X sezione del Tribunale penale di Milano ha condannato Melchiorre Gerbino a milleduecento euro di multa e al pagamento delle spese di giudizio per diffamazione aggravata nei confronti del giornalista Gianni De Martino, stabilendo anche il suo diritto al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede civile e una provvisionale di euro settemila.
    Gerbino era stato querelato da De Martino e poi rinviato a giudizio perché – si legge nel capo d’imputazione – “pubblicando all’interno del sito web http://www.melchiorre-mel-gerbino.com un testo dal titolo “mondo beat” contenente la ricostruzione di vicende avvenute nel 1968, offendeva la reputazione di Giovanni De Martino attribuendogli in particolare la partecipazione a un tentato omicidio nei suoi confronti, la partecipazione a logge massoniche e lo svolgimento di attività di spionaggio”. Il Tribunale, nel corso dell’udienza del 18 luglio 2014, – oltre la pubblicazione per estratto della sentenza nel Corriere della Sera, a spese del condannato – ha anche ordinato il sequestro delle pagine internet del Gerbino sulle quali i messaggi diffamatori sono stati pubblicati.A seguito di ulteriori querele-denunce, che vedono De Martino diffamato congiuntamente al prof. Casarrubea e alla giornalista Cernigoi, altri procedimenti penali a carico del Gerbino sono attualmente pendenti in fase d’indagini.

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