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L’Arengario Studio Bibliografico
Studio Bibliografico Giorgio Maffei
Ettore Sottsass Jr. Libri stampe fotografie manosritti
Gussago – Torino, 2012

Dal 16 al 18 marzo a Milano, Palazzo della Permanente, si svolgerà la mostra del libro antico. Giorgio Maffei presenterà il joint-catalog su Sottsass che abbiamo elaborato insieme, ed esporrà libri e cimeli lì descritti e prezzati. Il catalogo è stato stampato in sole 60 copie e la copertina riproduce una fotografia di Sottsass del 1976 intitolata Design of Man’s Horrible Message to other Planets. E’ disponibile on line un estratto.

Libri, cataloghi, poster, la carta stampata. Quanto furono essenziali i libri all’arte e alla vita di Ettore Sottsass.
Dal letto dove prese confidenza con la morte fino a Memphis e oltre, le copertine dei libri dicono quasi tutto. Ogni libro segna una tappa, racconta una storia a cui le parole non bastano ma che senza le parole non sarebbe potuta esistere.
Da questi libri e cimeli disposti in ordine cronologico emergono i molteplici percorsi e le deviazioni che hanno segnato una vita. Disperdersi per ritrovarsi, non prendere niente per essere abbracciati da tutto. Nella continua sperimentazione ironia e gioia si confondono ma non esauriscono il senso. Tutti i momenti sono tenuti insieme dalla presenza della morte. Quella morte che gli fu così vicina e gli ispirò le ceramiche delle tenebre, che terrorizzava coloro che gli volevano bene e che lui guardava con attenzione cercando quasi di toccarla, perché, dirà poi, nel toccare c’è Eros, c’è conoscenza. Un tentativo di fare pace con la morte:

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Ettore Sottsass, Un po’ di attenzione, Osnago, Edizioni Pulcinoelefante, 2003

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Ecco una intervista del 2002. Il giovane intervistatore gli vuole bene e lo incalza con entusiasmo ma Sottsass in tutta amicizia lo elude. C’è una grande nostalgia delle opere incompiute, di tutte le cose amate così, imperfette e felici, come quei frammenti di ceramiche ritrovati molti anni dopo questa epoca nella Milano del Tremila, prodotti da un artista di nome Sot, perché gli archeologi non potevano sapere che anche il nome, come il frammento su cui era impresso, era spezzato.

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