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Guido Keller, messaggio autografo indirizzato a Gabriele D’Annunzio

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Questo messaggio e la lettera che lo accompagna sono il frammento di una storia creduta possibile nonostante tutto: l’edificazione della Città di Vita, la città dei poeti e degli artisti che avrebbe accolto in sé il seme di tutte le rivolte: Fiume d’Italia. La data è il 13 gennaio 1922, un anno dopo il Natale di sangue:
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Gabriele D’Annunzio in divisa di Ardito
Fiume, 1920
Fotografia di Antonio Anselmo

Comandante, per il tramite di Margherita Rossi Passavanti d’Incisa chiedo:

1°: Che contegno debbo tenere di fronte a S.E. Arraga de Vidal.

II. Ti si può vedere e parlare
III. Definire
Guido Keller
Fiesole I – 13 – 22
 
Il Comandante è Gabriele D’Annunzio, ritiratosi nel Vittoriale di Gardone Riviera, corteggiato da Mussolini e assediato dai tanti legionari, arditi, ribelli di ogni colore che lo avevano seguito a Fiume e ora gli chiedevano di fare la rivoluzione.
Gli scrive Guido Keller, aviatore nudista diletto fra i 12 amici che D’Annunzio volle uniti a lui anche nella tomba, l’utopista eroe cocainomane, nato von Kellerer e italiano. Sempre fuori da ogni regola, trasandato, eterno adolescente:
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Guido Keller, 1919

Keller era piccolo di statura, con una capigliatura sempre troppo abbondante e arruffatissima, con una barba selvaggia ma con baffi fieramente obbligati all’insù come quelli di un moschettiere. Aveva uno sguardo fra l’accigliato e il tenero; era alieno dagli scatti con i quali ognuno reagisce di fronte ad una enormità, contentandosi di una scrollatina di spalle o di un malinconico oscillare della grossa testa. Nessuno lo sentì mai alzare la voce. Sul più bello di una discussione nella quale stava per persuaderti (caso raro, perché di solito non lo capivi) ti lasciava, senza concludere la sua vittoria. Se mai sorrideva, ed era un sorriso che non dimenticavi più, niente ironia, niente superiorità: il bel sorriso puro di un fanciullo. […] Sempre spiantato e sempre trasandato nel vestire ma con l’indifferenza del gran signore, un giorno ti capitava davanti con un capo di raffinata eleganza: una cravatta, un paio di scarpe indubbiamente provenienti da un ottimo negozio. Ma il giorno dopo la cravatta era lordata da una larga macchia d’olio che lui non si curava di togliere, e le scarpe erano orribilmente scalcagnate. Le aveva adoperate per una gita in montagna dove si era arrampicato di notte per assistere allo splendore dell’alba(Mario Fucini, in: Igino Mencarelli, Guido Keller, Ufficio storico dell’Aeronautica, 1970).
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Keller vuole sapere prima di tutto che contegno tenere con Don Enrique Arraga-Vidal, diplomatico e giornalista uruguaiano, che negli anni Venti cercava di mettere in comunicazione la destra tedesca di Alfred von Tirpitz e quella italiana di Benito Mussolini (vedi Raffael Scheck, Alfred Von Tirpitz and German Right-wing Politics: 1914 – 1930, Atlantic Highlands, Humanities Press International, 1998).
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La domanda “Ti si può vedere e parlare” mette poi a nudo la realtà: D’Annunzio tace, non se la sente di mettersi a capo di un movimento politico nonostante le insistenti proposte che provenivano dalla Federazione Nazionale dei Legionari Fiumani, (dal 1923 Unione Spirituale Dannunziana) e da frange dell’arditismo e del fascismo “di sinistra”.
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Anche il terzo punto, “Definire” va inquadrato in questa prospettiva: Keller è stufo di aspettare.
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Guido Keller, lettera autografa accompagnatoria indirizzata a Margherita Incisa di Camerana
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Il messaggio doveva essere recapitato a mano e consegnato personalmente a D’Annunzio da Margherita Incisa di Camerana, Tenente della Compagnia degli Arditi durante la prima guerra mondiale e madrina della Disperata, la guardia del poeta a Fiume. Proprio a Fiume Margherita incontrò Elia Rossi Passavanti, comandante della Compagnia (e partigiano dopo l’8 settembre 1943),  che sposò l’1 ottobre 1920 e fu il compagno della sua vita. 
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Margherita Incisa di Camerana a Fiume, 1920

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Nella lettera a Margherita si percepisce tanto la dedizione quanto il disappunto di Keller:
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Margherita Rossi Passavanti d’Incisa la ringrazio, sempre gentile. Abbia premura di consegnare in proprie mani – scusi non mi riesce in altro modo. Non parli a nessuno tranne che a Lui. Faccio di tutto per rientrare nell’aviazione Militare e probabilmente andarmene in colonia, se il Nume non a [sic] più desiderio di vedermi. Baciandovi le mani. Guido Keller – Fiesole I – 13 – 22.

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Elia Rossi Passavanti passa in rassegna la Disperata

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Guido Keller a Fiume, 1920

Keller, probabilmente deluso dalla renitenza alla lotta  di D’Annunzio, è deciso a rientrare nell’aviazione militare con l’intercessione di Elia Rossi Passavanti, se – scrive – “il Nume  non ha più desiderio di vedermi“. In  una riga adorazione e dolore, qualcosa si è perduto e non tornerà “la barca dell’amore si è spezzata contro gli scogli della vita quotidiana” (Majakovskij).
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Fu mai consegnato questo messaggio a D’Annunzio? Credo di no, o non si troverebbe unito alla lettera accompagnatoria per Margherita. Elia e Margherita furono assidui frequentatori del Vittoriale dal luglio del 1922 – come del resto Keller, sorvegliatissimo dalla questura.
Un rapporto dei Carabinieri del 12 maggio 1927 documenta un suo soggiorno a Gardone Riviera e le continue visite al Vittoriale in compagnia dell’asso dell’aviazione Adriano Bacula e del podestà di Zara. Il rapporto allude anche a una manipolazione delle informazioni da parte della Polizia di Stato “per far sì che l’Arma non venga a conoscenza delle persone che si recano al Vittoriale“: la storia era finita ma Keller ci provava ancora.
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