Il primo esperimento di opera-rock: Then an Alley

Il primo esperimento di opera-rock: Then an Alley

Il 17 maggio 1967 al Piper Club di Roma viene rappresentata Then an Alley [E poi una strada], conosciuta anche col nome di Opera beat, realizzata da Tito Schipa Jr.: è il primo esperimento al mondo di opera-rock. E' accaduto che Isabella Garolla trovasse nell'archivio del papà un pacchetto di foto tutte dedicate al Piper di Roma, ai giovani e agli artisti che lo frequentevano. Fra le più belle queste, che presentiamo nel nostro opuscolo, per gentile concessione di Tito. Ha il formato dei libretti d'opera che oggi non s'usano più - come i teatri non si frequentano, più per la noia dei programmi che per volontà del pubblico. L'opera rock portava in scena la vita quotidiana e ignota dei ragazzi, azzardava un percorso inedito e popolare. Federico Garolla che aveva fotografato tutto il bel mondo romano, era andato a ritrarre quel gruppo di giovani come se cercasse un'altra storia, altre atmosfere: di lì a qualche anno avrebbe smesso di…

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Federico Garolla una dolce vita

Federico Garolla una dolce vita

Nello studio di Federico Garolla, proprio dietro la scrivania, era appesa una foto. Nella foto sono raffigurati 5 personaggi attorno a un cartello con la scritta «I cinque candidati alla querela con devozione». I cinque sono Patellani, Giancolombo, Paolo Costa, Franco Fedeli e Federico Garolla, all’epoca in cui lavoravano per la neonata rivista Le Ore, nel 1953. Negli anni Settanta diventerà una delle più famose riviste pornografiche ma allora era fra i giornali che partendo dall’attualità cinematografica sconfinavano nella storia del costume. Chissà perché “candidati alla querela”. Loro erano i fotografi nuovi, quelli che succedevano agli sperimentatori degli anni Trenta, i fotografi che facevano i primi “reportages”, quelli che attraverso le immagini dovevano non più ritrarre persone e paesaggi ma illustrare la cronaca e la storia. E’ l’epoca del “realismo” in arte e in letteratura come nel cinema, ma è anche l’epoca in cui la moda italiana si impone al mondo e l’economia avanza verso il boom che sarà degli…

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Pasolini e il calcio: una foto di Federico Garolla

Pasolini e il calcio: una foto di Federico Garolla

E.B.: Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare? P.P.P.: Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l'eros, per me il football è uno dei grandi piaceri. («Enzo Biagi intervista Pier Paolo Pasolini», LA STAMPA, 4 gennaio 1973). «In Italia c'è un'eredità nobile nel rapporto tra poesia, letteratura e calcio. Penso ad uno come Pasolini. Non c'è niente che spieghi Pasolini quanto il suo modo di giocare a pallone. Io l'ho conosciuto a Roma, a Porta Portese, su un campo il cui fondo era di carbon fossile» (Intervista di Lorenzo D'Alò ad Adriano Sofri). Pasolini quando da giovane giocava a pallone lo chiamavano "Stukas" e quei giorni li ricordava come i più belli della sua vita. Era un'ala destra (allora non esistevano gli "esterni"), e non smise mai di frequentare i campetti di tutte le periferie, anche quando fondò nel 1968 la nazionale "Attori e Cantanti" di cui fu capitano. In origine quella squadra era composta da Pasolini,…

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