ROSSO Giornale dentro il Movimento
(Milano 1973 - Milano 1979)
Rosso. Giornale dentro il Movimento - Nuova Serie. Supplemento al n. 11/12. Il festival è morto. Facciamo la festa alla metropoli
Luogo: Milano
Editore: N. D.
Stampatore: Tip. Botti - Milano
Anno: 1976 (luglio)
Legatura: N. D.
Dimensioni: 1 fascicolo 43,5x32 cm.
Pagine: pp. 4 n.n.
Descrizione: 9 fotografie in bianco e nero n.t. di Aldo Bonasia (Bitonto 1949 - Milano 1995). Fascicolo dedicato alla 6a Festa del Proletariato Giovanile [VI Pop festival di Re Nudo], Milano, Parco Lambro, 26 - 30 giugno 1976). Edizione originale.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 180ORDINA / ORDER
Il giornale ROSSO, espressione dell'area dell'Autonomia, pubblica questo supplemento in occasione della sesta e ultima «Festa del proletariato giovanile» organizzata dalla redazione di Re Nudo (successivamente, nel giugno 1977, ci sarà semplicemente un «Festival di Re Nudo» sui monti di Guello, caratterizzato da tematiche spiritualiste e non violente). Centomila giovani di ogni estrazione sociale invasero il Parco Lambro a Milano: il festival mise a nudo le contraddizioni esistenti all'interno del movimento e la festa divenne da una parte teatro dello scontro politico fra militanti di diverse organizzazioni, dall'altra spettacolo del disagio e della violenza latenti: "Una cosa è stata chiara a tutti: che i giovani proletari vogliono fare la festa per divertirsi, ma anche per affermare i propri bisogni. E questi vanno contro l'ordine della metropoli capitalistica, contro il lavoro della fabbrica del capitale, contro la repressione della cultura dei padroni. A tutto questo i giovani proletari vogliono fare la festa. La tensione a uscire dal parco Lambro, visto ormai come un ghetto, e a portare la festa nella città, contro la città, è la conquista di questo Festival. Fare la festa a chi li vede come un'ulteriore occasione commerciale e li ghettizza in luridi parchi magari accettando che lì dentro si fumi e si balli nudi, questa è stata l'indicazione di migliaia di giovani" (pag. 1). Le fotografie di Aldo Bonasia riflettono spietatamente la realtà a cui si sovrappone il testo: la gioia della festa e le istanze di rivolta non sono separate dalla miseria del linguaggio e degli ambienti. La bellezza che traspare dai gesti si mescola a un senso di squallore: si percepisce la tensione di cercare nel contesto delle contraddizioni reali una felicità ancora possibile.

All'interno del movimento critica e autocritica furono uno sforzo di acquisire consapevolezza. La critica più aspra viene dal giornale A/TRAVERSO: “Su Parco Lambro è demenziale (come fa «Rosso» suppl. luglio) fare del trionfalismo: si espropriano gli stands dei compagni, ma fra gli espropriatori c’è chi distrugge il banchetto dei gay del COM, chi aggredisce le donne e durante la notte organizza gruppi che gridano uomini del Lambro carica! L’aggressività dell’impotenza si misura con l’impotenza di questa aggressività e tutte le tensioni si scaricano sul ghetto, dove l’esproprio è sostituito dal suo spettacolo. Nel frattempo altri si chiudono in tenda a spinellare lamentandosi perché loro «sono venuti qua a ristabilire l’unità dell’anima col corpo, e invece anche qua c’è la violenza». Tutta la merda, la miseria, l’impotenza costruisce qui la sua ideologia; il movimento delle separazioni finisce nella separatezza degli isolamenti oppure nello scatenamento dell’aggressività. E il resto del mondo? Tutto ciò che sta fuori dal ghetto? I nuovi riformisti hanno cercato di presentarci questo rapporto in forma di elezioni coi bei risultati che sappiamo; hanno aiutato a costruire il recinto del ghetto ed annegato il movimento nel totalitarismo della politica” (Anonimo, «Riprendere Marx in mano contro l’ideologia...» A/TRAVERSO, Luglio 1976, pag. 2). Critica, questa, che conduce a una riflessione più ampia sulla realtà del disagio intellettuale e collettivo, a una più profonda autocritica: "Siamo tutti andati al Lambro cercando negli altri e nella festa qualcosa di indefinito e di migliore che ancora però non ci appartiene e ci siamo trovati davanti la realtà così com’è. Ci si è resi conto che lo stare male individuale è in realtà una condizione tragicamente collettiva. Il Parco Lambro è stato lo specchio fedele della realtà giovanile di classe: solitudine, violenza, miseria materiale moltiplicata per 100.000 giovani, questo ha socializzato la festa. Avevamo da comunicare solitudine e violenza e questo si è comunicato” (AA.VV., «Sarà un risotto che vi seppellirà», Milano, Squilibri, 1977; pp. 71-72). Il tentativo di reagire alla realtà di questo disagio sarà la breve e intensa stagione del Movimento '77.