GURO Elena Genričovna
(Pietroburgo 1877 - Usikirko 1913)
MATYUSHIN Mikhail
(Nižnij Novgorod 1861 - San Pietroburgo 1934)
Osennij son. P’esa v vhetyrekh kartinakh (Sogno autunnale. Una commedia in quattro atti)
Luogo: San Pietroburgo
Editore: N. I. Butkovskaia
Stampatore: N. D.
Anno: 1912
Legatura: brossura
Dimensioni: 19x13 cm.
Pagine: pp. 57 (5)
Descrizione: copertina illustrata con una decorazione astratta color verde, 5 tavole fuori testo di cui due in bianco e nero con ritratti disegnati dal figlio della Guro e tre a colori applicate su cartoncino color carta da zucchero. Il libro contiene alla fine due pagine musicali con la suite per violino e piano "Osenni Son”, composta dal marito Mikhail Matyushin. Elena Guro fu un importante figura ma poco conosciuta di poetessa e pittrice, si legò dapprima agli ambienti simbolisti, sotto la cui influenza pubblicò alcune opere, successivamente entrò a far parte, con Chlebnikov, Kručënych e i fratelli Burljuk, del gruppo Gileja, di ispirazione cubo-futurista. L'interpretazione che la poetessa diede del futurismo fu molto personale, basata su un rifiuto della civiltà moderna e su una concezione elitaria e spirituale dell'arte e della poesia viste come antidoto alla volgarità del reale. Morì di leucemia nel 191 e, nello stesso anno il marito Mikhail Matyushin con Chlebnikov, Kruchenyk e Malevich pubblicarono il libro "Troe” dedicandolo alla sua memoria. Tiratura di 500 esemplari. Piccola macchia di inchiostro viola sulla copertina posteriore. Esemplare in eccellente stato di conservazione. Prima edizione.
Bibliografia: Markov 1973: pp. 17-18 e 388; MOMA 2002: n. 8 pag. 250
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“«Osennij son» (…) è dedicato alla memoria del figlio della Giro, morto ancora bambino, e cui ella continuò a pensare come fosse vivo, al punto che gli comprava giocattoli e lo ritraeva in disegni con le sembianze che immaginava avrebbe avuto nei vari stadi della vita. Nei disegni di «Osennij son» egli è un ragazzo di circa diciotto anni, alto e magro, dall’aristocratico volto sognante. L’eroe del dramma è il barone Wilhelm Kranz, un patetico sognatore, beffeggiato da gente volgare e prosaica, e coscientemente presentato come un’altra incarnazione di Don Chisciotte, e insieme come un ritratto immaginario del figlio della Giro. (…) Il dramma è seguito nel libro da alcuni brani della prosa tipicamente lirica della Giro, e quindi da due poesie in versi liberi. Uno dei frammenti di prosa, privo di titolo, ha caratteri surrealisti: è la descrizione di una creatura cavallina con un nome da cavallo (Bulanka) che però si veste e parla come un essere umano, ed è aggredita da un «koromyslon» (bilancino per trasportare i secchi degli acquaioli)”. (Markov)