CONADEP Comisión Nacional Sobre la Desaparición de Personas
Nunca mas. Informe de la Comisión Nacional Sobre la Desaparición de Personas
Luogo: Buenos Aires
Editore: Editorial Universitaria de Buenos Aires
Stampatore: Compañia Impresora Argentina - Buenos Aires
Anno: 1984 (novembre)
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,7x13,5 cm.
Pagine: pp. 490 (6)
Descrizione: copertina con titoli in bianco e nero su fondo bordeaux di Pablo Barragàn. Numerose illustrazioni fotografiche in bianco e nero, grafici e piantine n.t. Prologo, non firmato, di Ernesto Sabato. Prima edizione.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 150ORDINA / ORDER
NON DISPONIBILE: Archivio de L'ARENGARIO Studio Bibliografico
La CONADEP fu la commissione appositamente creata dal Presidente della Repubblica Argentina Raùl Alfonsìn il 15 dicembre 1983 per indagare sulla sparizione e il sequestro delle persone durante gli anni del regime militare instauratosi nel 1976. La Commissione elesse suo presidente lo scrittore Ernesto Sabato e terminò i suoi lavori il 20 settembre 1984, quando consegnarono il rapporto completo al Presidente Alfonsìn. Il libro è la pubblicazione integrale di quel rapporto.
"Sabato ha avuto un ruolo primario e di guida nell’allucinante e dettagliatissimo resoconto che denominò «Nunca más», la relazione ufficiale redatta dalla commissione insediata da Raul Alfonsin che consentì la condanna dei membri della Giunta militare (Videla, Viola e l’ammiraglio Massera in primis per gli anni della dittatura argentina). Di questa esperienza, dirà poi Sabato: «ogni mattina uscivo di casa per ascoltare racconti talmente orribili da precipitarmi in un’angoscia senza ritorno, eppure non mi sorprendevo. Storia ed esperienza mi avevano insegnato di cosa può essere capace l’uomo civile, educato e di buona cultura». Aggiungendo, una volta terminato il lavoro sulle testimonianze, in un’intervista al CORRIERE DELLA SERA del 2 novembre [1985], che «I militari sono assolutamente screditati, per gli orrori, gli errori e i furti commessi. Mi chiedi se la gente ricorda. Ti rispondo: di Nunca mas si vendettero subito 250 mila copie e continuano a stamparlo; è stato letto da milioni di persone, e se ne leggi dieci pagine non ce la fai più per l’orrore»” (Alessandro Morera, «Un ricordo di Ernesto Sabato», ARGENTINAZO, n. 14, 28 maggio 2011).
Il titolo «Nunca màs» (Mai più) fu suggerito dal rabbino Marshall T. Meyer, membro della commissione, per ricordare l'espressione usata dai sopravvissuti all'insurrezione del ghetto di Varsavia dopo le atrocità commesse dai nazisti.
"De la enorme documentación recogida por nosotros se infiere que los derechos humanos fueron violados en forma orgánica y estatal por la represión de las Fuerzas Armadas. Y no violados de manera esporádica sino sistemática, de manera siempre la misma, con similares secuestros e idénticos tormentos en toda la extensión del territorio. ¿Cómo no atribuirlo a una metodología del terror planificada por los altos mandos? ¿Cómo podrían haber sido cometidos por perversos que actuaban por su sola cuenta bajo un régimen rigurosamente militar, con todos los poderes y medios de información que esto supone? ¿Cómo puede hablarse de «excesos individuales»? De nuestra información surge que esta tecnología del infierno fue llevada a cabo por sádicos pero regimentados ejecutores. Si nuestras inferencias no bastaran, ahí están las palabras de despedida pronunciadas en la Junta Interamericana de Defensa por el jefe de la delegación argentina, General Santiago Omar Riveros, el 24 de enero de 1980: «Hicimos la guerra con la doctrina en la mano, con las órdenes escritas de los Comandos Superiores» . Así, cuando ante el clamor universal por los horrores perpetrados, miembros de la Junta Militar deploraban los «excesos de la represión, inevitables en una guerra sucia» , revelaban una hipócrita tentativa de descargar sobre subalternos independientes los espantos planificados. Los operativos de secuestro manifestaban la precisa organización, a veces en los lugares de trabajo de los señalados, otras en plena calle y a la luz del día, mediante procedimientos ostensibles de las fuerzas de seguridad que ordenaban «zona libre» a las comisarías correspondientes. Cuando la víctima era buscada de noche en su propia casa, comandos armados rodeaban la manzanas y entraban por la fuerza, aterrorizaban a padres y niños, a menudo amordazándolos y obligándolos a presenciar los hechos, se apoderaban de la persona buscada, la golpeaban brutalmente, la encapuchaban y finalmente la arrastraban a los autos o camiones, mientras el resto de comando casi siempre destruía o robaba lo que era transportable. De ahí se partía hacia el antro en cuya puerta podía haber inscriptas las mismas palabras que Dante leyó en los portales del infierno: «Abandonad toda esperanza, los que entrais». De este modo, en nombre de la seguridad nacional, miles y miles de seres humanos, generalmente jóvenes y hasta adolescentes, pasaron a integrar una categoría tétrica y fantasmal: la de los Desaparecidos" (Ernesto Sabato, dal Prologo, pp. 8-9).
"Fino alla data di presentazione di questo rapporto, CONADEP stima in 8960 il numero di persone che risultano ancora scomparse... Già prima del colpo di Stato del 24 marzo 1976 si utilizzò in alcuni casi la sparizione di persone come metodo repressivo. Però una volta che le Forze Armate usurparono il potere acquisendo il controllo assoluto dello Stato, questo metodo fu adottato in modo generalizzato... Si cominciava con il sequesto della vittima da parte di effettivi delle Forze di Sicurezza che evitavano di identificarsi. I sequestrati erano quindi portati in uno dei 340 centri di detenzione clandestini. Questi erano diretti da alti ufficiali delle Forze Armate o della Forze di Sicurezza. I detenuti erano mantenuti in condizioni disumane e sottomessi ad ogni tipo di tormenti ed umiliazioni... Le prove dell'uso esteso delle torture in questi centri e del sadismo dimostrato dagli aguzzini sono terribili. Si sono registrati vari casi di bambini ed anziani torturati insieme ai loro familiari affinché questi fornissero le informazioni richieste dai loro aguzzini... Per quanto riguarda i detenuti, alcuni furono assassinati gettandoli in mare vivi e sotto l'effetto di sostanze soporifere, oppure uccisi nei centri di detenzione facendone poi sparire i cadaveri; altri furono prelevati ancora vivi da queste carceri clandestine e poi uccisi simulando scontri a fuoco o tentativi di fuga; il rapporto non parla mai di sopravvissuti. Il rapporto nega, inoltre, che siano stati perseguitati solo appartenenti di organizzazioni che praticavano il terrorismo. Infatti, i Consejos de Guerra (Consigli di Guerra) che avevano il compito di giudicare questo tipo di delitti condannarono appena 350 persone. Invece si contano in migliaia le vittime che mai furono coinvolte in questo tipo di attività e, nonostante tutto, furono oggetto di orribili supplizi a causa della loro opposizione alla dittatura militare, per la loro partecipazione nelle lotte sindacali o studentesche, per essere intellettuali conosciuti o per essere familiari o amici di qualcuno che era considerato un sovversivo. .Contro l'affermazione della Giunta Militare secondo la quale si ebbero solo «eccessi di repressione inevitabili in una guerra sporca», questa commissione sostiene invece che le atrocità commesse non furono 'eccessi' ma pratica comune e diffusa, atti normali e frequenti, attuati quotidianamente al solo scopo di reprimere" (dalle Conclusioni, CONADEP, «Nunca mas», 1986; prima edizione italiana a cura dell'ASAL - Associazione studi America Latina, 1986; pp. 479-480. Citazione tratta da Wikipedia).
La CONADEP fu la commissione appositamente creata dal Presidente della Repubblica Argentina Raùl Alfonsìn il 15 dicembre 1983 per indagare sulla sparizione e il sequestro delle persone durante gli anni del regime militare instauratosi nel 1976. La Commissione elesse suo presidente lo scrittore Ernesto Sabato e terminò i suoi lavori il 20 settembre 1984, quando consegnarono il rapporto completo al Presidente Alfonsìn. Il libro è la pubblicazione integrale di quel rapporto.
"Sabato ha avuto un ruolo primario e di guida nell’allucinante e dettagliatissimo resoconto che denominò «Nunca más», la relazione ufficiale redatta dalla commissione insediata da Raul Alfonsin che consentì la condanna dei membri della Giunta militare (Videla, Viola e l’ammiraglio Massera in primis per gli anni della dittatura argentina). Di questa esperienza, dirà poi Sabato: «ogni mattina uscivo di casa per ascoltare racconti talmente orribili da precipitarmi in un’angoscia senza ritorno, eppure non mi sorprendevo. Storia ed esperienza mi avevano insegnato di cosa può essere capace l’uomo civile, educato e di buona cultura». Aggiungendo, una volta terminato il lavoro sulle testimonianze, in un’intervista al CORRIERE DELLA SERA del 2 novembre [1985], che «I militari sono assolutamente screditati, per gli orrori, gli errori e i furti commessi. Mi chiedi se la gente ricorda. Ti rispondo: di Nunca mas si vendettero subito 250 mila copie e continuano a stamparlo; è stato letto da milioni di persone, e se ne leggi dieci pagine non ce la fai più per l’orrore»” (Alessandro Morera, «Un ricordo di Ernesto Sabato», ARGENTINAZO, n. 14, 28 maggio 2011).
Il titolo «Nunca màs» (Mai più) fu suggerito dal rabbino Marshall T. Meyer, membro della commissione, per ricordare l'espressione usata dai sopravvissuti all'insurrezione del ghetto di Varsavia dopo le atrocità commesse dai nazisti.
"De la enorme documentación recogida por nosotros se infiere que los derechos humanos fueron violados en forma orgánica y estatal por la represión de las Fuerzas Armadas. Y no violados de manera esporádica sino sistemática, de manera siempre la misma, con similares secuestros e idénticos tormentos en toda la extensión del territorio. ¿Cómo no atribuirlo a una metodología del terror planificada por los altos mandos? ¿Cómo podrían haber sido cometidos por perversos que actuaban por su sola cuenta bajo un régimen rigurosamente militar, con todos los poderes y medios de información que esto supone? ¿Cómo puede hablarse de «excesos individuales»? De nuestra información surge que esta tecnología del infierno fue llevada a cabo por sádicos pero regimentados ejecutores. Si nuestras inferencias no bastaran, ahí están las palabras de despedida pronunciadas en la Junta Interamericana de Defensa por el jefe de la delegación argentina, General Santiago Omar Riveros, el 24 de enero de 1980: «Hicimos la guerra con la doctrina en la mano, con las órdenes escritas de los Comandos Superiores» . Así, cuando ante el clamor universal por los horrores perpetrados, miembros de la Junta Militar deploraban los «excesos de la represión, inevitables en una guerra sucia» , revelaban una hipócrita tentativa de descargar sobre subalternos independientes los espantos planificados. Los operativos de secuestro manifestaban la precisa organización, a veces en los lugares de trabajo de los señalados, otras en plena calle y a la luz del día, mediante procedimientos ostensibles de las fuerzas de seguridad que ordenaban «zona libre» a las comisarías correspondientes. Cuando la víctima era buscada de noche en su propia casa, comandos armados rodeaban la manzanas y entraban por la fuerza, aterrorizaban a padres y niños, a menudo amordazándolos y obligándolos a presenciar los hechos, se apoderaban de la persona buscada, la golpeaban brutalmente, la encapuchaban y finalmente la arrastraban a los autos o camiones, mientras el resto de comando casi siempre destruía o robaba lo que era transportable. De ahí se partía hacia el antro en cuya puerta podía haber inscriptas las mismas palabras que Dante leyó en los portales del infierno: «Abandonad toda esperanza, los que entrais». De este modo, en nombre de la seguridad nacional, miles y miles de seres humanos, generalmente jóvenes y hasta adolescentes, pasaron a integrar una categoría tétrica y fantasmal: la de los Desaparecidos" (Ernesto Sabato, dal Prologo, pp. 8-9).
"Fino alla data di presentazione di questo rapporto, CONADEP stima in 8960 il numero di persone che risultano ancora scomparse... Già prima del colpo di Stato del 24 marzo 1976 si utilizzò in alcuni casi la sparizione di persone come metodo repressivo. Però una volta che le Forze Armate usurparono il potere acquisendo il controllo assoluto dello Stato, questo metodo fu adottato in modo generalizzato... Si cominciava con il sequesto della vittima da parte di effettivi delle Forze di Sicurezza che evitavano di identificarsi. I sequestrati erano quindi portati in uno dei 340 centri di detenzione clandestini. Questi erano diretti da alti ufficiali delle Forze Armate o della Forze di Sicurezza. I detenuti erano mantenuti in condizioni disumane e sottomessi ad ogni tipo di tormenti ed umiliazioni... Le prove dell'uso esteso delle torture in questi centri e del sadismo dimostrato dagli aguzzini sono terribili. Si sono registrati vari casi di bambini ed anziani torturati insieme ai loro familiari affinché questi fornissero le informazioni richieste dai loro aguzzini... Per quanto riguarda i detenuti, alcuni furono assassinati gettandoli in mare vivi e sotto l'effetto di sostanze soporifere, oppure uccisi nei centri di detenzione facendone poi sparire i cadaveri; altri furono prelevati ancora vivi da queste carceri clandestine e poi uccisi simulando scontri a fuoco o tentativi di fuga; il rapporto non parla mai di sopravvissuti. Il rapporto nega, inoltre, che siano stati perseguitati solo appartenenti di organizzazioni che praticavano il terrorismo. Infatti, i Consejos de Guerra (Consigli di Guerra) che avevano il compito di giudicare questo tipo di delitti condannarono appena 350 persone. Invece si contano in migliaia le vittime che mai furono coinvolte in questo tipo di attività e, nonostante tutto, furono oggetto di orribili supplizi a causa della loro opposizione alla dittatura militare, per la loro partecipazione nelle lotte sindacali o studentesche, per essere intellettuali conosciuti o per essere familiari o amici di qualcuno che era considerato un sovversivo. .Contro l'affermazione della Giunta Militare secondo la quale si ebbero solo «eccessi di repressione inevitabili in una guerra sporca», questa commissione sostiene invece che le atrocità commesse non furono 'eccessi' ma pratica comune e diffusa, atti normali e frequenti, attuati quotidianamente al solo scopo di reprimere" (dalle Conclusioni, CONADEP, «Nunca mas», 1986; prima edizione italiana a cura dell'ASAL - Associazione studi America Latina, 1986; pp. 479-480. Citazione tratta da Wikipedia).