SOTTSASS Ettore jr.
(Innsbruck 1917 - Milano 2007)
SUPERSTUDIO
Mindscapes. Sottsass - Superstudio
Luogo: Minneapolis
Editore: Walker Art Center
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1973 [agosto]
Legatura: brossura
Dimensioni: 28x21,5 cm.
Pagine: pp. 36 n.n.
Descrizione: copertina e impaginazione di James E. Johnson, numerose illustrazioni in nero e a colori n.t. Introduzione di Mildred S. Friedman. Con un testo di Ettore Sottsass («The Planet as a Festival») e del Superstudio («Superstudio on Mindscapes»). Catalogo originale della mostra (Minneapolis, Walker Art Center, 12 agosto - 23 settembre 1973).
Bibliografia: L’Arengario Studio Bibliografico – Giorgio Maffei, «Ettore Sottsass Jr. Libri stampe fotografie disegni manoscritti», Gussago – Torino, Edizioni dell’Arengario, 2012: n. 40
Prezzo: € 350ORDINA / ORDER
"Questi... sono frammenti di progetti eseguiti dal 1966 a oggi per la modificazione del paesaggio naturale e artificiale che ci circonda e per la modificazione di noi stessi attraverso le idee. Continuando per anni a sognare sulla carta testamenti, promesse d'amore, immobili colloqui con convitati di pietra (colloqui conviviali col commendatore), affidando alla carta messaggi in bottiglia, poesie d'amore, sussurri invisibili... e ancora: costruendo sulla carta castelli e città e oasi inviolate tra le sabbie e case vuote o magazzini d'oggetti inutili o funebri possessioni... Avendo per anni interrogato le stelle sugli itinerari da seguire, il navigante disegnò nella notte le costellazioni. Avendo per secoli interrogata la terra, il contadino tracciò figure geometriche sui colli e le valli, trasformandole in mosaici. Tratti infine gli auspici, il fondatore della città tracciò sulla terra un perimetro, geometrico, e ve la costruì. Cartografi innumerevoli delinearono l'orbe terracqueo, segnrono confini invisibili che poi si trasformarono in scie di sangue sulla terra e sui mari. Altri disegnarono col sangue bandiere e con l'oro. Così fecero anche vesti di re e d'altri dignitari. (Gli indiani invece fecero disegni di sabbia colorata, destinati a durare pochissimo dopo la lunga magica fatica di farli, e il padre insegnava al figlio l'arte con l'esempio). I segni che lasciavamo sulla carta, o i pezzi di foto incollati insieme, e le prospettive e l'assonometrie eliografate, e i pezzi usciti dalla copiatrice, quelli fatti con la matita colorata o quelli sfumati all'aerografo, erano impronte e mappe per futuri viaggi. Erano impronte di percorsi nei territori della volontà o della speranza. Erano piani di viaggi, programmi d'attività, calendari magici, liste di doni. Erano sempre progetti. I disegni che restano sono testimonianze di vite mai vissute, di oggetti invisibili, di costruzioni leggere. All'inizio disegnavamo cose da realizzare, disegni che sarebbero diventati legno e acciaio e vetro e mattoni, o anche plastica... Poi producemmo solo grafici neutri e disponibili, poi infinite utopie negative, immagini premonitrici degli orrori che l'architettura ci preparava, con i suoi metodi scientifici di perpetuazione dei modelli esistenti... Poi anche le immagini sono lentamente scomparse, come nello specchio: ora restano favole e parabole, descrizioni e discorsi. Non più immagini ma tracce di un comportamento volto a coinvolgere gli altri in una ricerca comune, volto a suggerire le possibilità magnifiche di riscoprire noi stessi e di autogestirci. L'unico progetto è così ilo progetto della nostra vita e delle nostre relazioni con gli altri". (Superstudio, «Superstudio on Mindscapes » DESIGN QUARTERLY, n. 89, 30 aprile 1973).