LA PIETRA Ugo
(Bussi sul Tirino, Pescara 1938)
JACOBER Aldo
(Sorengo 1939)
RIZZATTO Paolo
(Milano 1941)
Milano 1967 - “Altre cose”
Luogo: Milano
Editore: (Nuccia Fattori)
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1967 [giugno]
Legatura: poster pieghevole su carta lucida stampato al solo recto
Dimensioni: 39x39 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: Testo stampato in bleu su fondo chiaro a punti gialli. Il testo illustra la realizzazione della struttura ed è sottoscritto da Aldo Jacober, Ugo La Pietra e Paolo Rizzatto. Pubblicato in occasione dell'apertura della boutique «Altre cose» di Nuccia Fattori (19 giugno 1967). Edizione originale.
Bibliografia: vedi: Ugo La Pietra, «Abitare la città. Ricerche, interventi, progetti nello spazio urbano dal 1960 al 2000», Torino, Umberto Allemandi, 2011; pag. 78. Il progetto per la Boutique «Alre cose» è erratamente datato 1969, come risulta evidente sia dalla pubblicazione del relativo manifesto che dall'articolo di Tommaso Trini in DOMUS DOMUS n. 460, marzo 1968
Prezzo: € 450ORDINA / ORDER
"Uno dei primi esempi di «tipologia contaminata»: la boutique Altre Cose era collegata e viveva in rapporto alla prima discoteca milanese il «Bang Bang»... Uno straordinario ambiente programmato, un ambiente-strumento, in cui gli effetti ottici, e sonori, e i movimenti elettronici delle parti, trasformano il funzionamento in gioco, un gioco in cui il visitatore stesso partecipa e contribuisce. Una piattaforma mobile, con motore elettrico, racchiusa da un involucro trasparente in materiale acrilico, corre su un piano inclinato: trasporta le persone, due per volta, , dalla sottostante «cave» del «Bang Bang» alla boutique: portata: Kg. 200; velocità 0,25 m. al secondo..." (Tommaso Trini, «Un architetto per vestire la moda. La boutique Altre Cose a Milano» DOMUS n. 460, marzo 1968).

"La boutique «Altre cose» viveva il giorno e la notte in quanto dal sottostante locale notturno «Bang Bang» (prima discoteca milanese) vi si poteva accedere attraverso una capsula-ascensore che portava in una grande sala espositiva. La sala era completamente vuota: tutti gli espositori di merci (grandi contenitori cilindrici in metacrilato trasparente) erano appesi al soffitto. Da un quadro- comandi il visitatore poteva selezionare uno o più cilindri e azionando il pulsante faceva scendere l'espositore" (Ugo La Pietra, «Abitare la città. Ricerche, interventi, progetti nello spazio urbano dal 1960 al 2000», Torino, Umberto Allemandi, 2011; pag. 78).