CORAZZINI Sergio
(Roma 1886 - 1907)
Liriche di Sergio Corazzini. Edizione postuma a cura degli amici. Seconda edizione
Luogo: Napoli
Editore: Riccardo Ricciardi Editore
Stampatore: Tipi A. Longobardo - Napoli
Anno: 1914 [ca. gennaio/maggio]
Legatura: brossura
Dimensioni: 19x12,8 cm.
Pagine: pp. (8) 104 (2)
Descrizione: copertina con titoli in nero e rosso su fondo bianco, e logo delle edizioni Ricciardi col vascello a vele spiegate e il motto «Ventis secundis», disegnato da Adolfo De Carolis. Esemplare appartenuto al giornalista e insegnante trentino e irredentista Alfredo Degasperi (Breghenz 1891 - Como 1974), con suo ex-libris applicato all'occhietto e una lunga appassionata dedica autografa alla donna amata, probabilmente Anna Puma, a cui si unì in matrimonio nel dicembre del 1914. Alcune vistose bruniture all'interno, ma buono stato di conservazione. Seconda edizione.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 150ORDINA / ORDER
"Col titolo comune di «Liriche», furono raccolte a Napoli, nel 1909 e in edizione definitiva, con prefazione di F.M. Martini, nel 1922, le poesie di Sergio Corazzini. Esse furono date alla luce tra il 1904 e il 1906 in varie raccolte («Le dolcezze», «L'amaro calice», «Le aureole», «Poemetti in prosa», «Piccolo libro inutile», «Elegia», «Libro della sera della domenica») ed ebbero presto una rinomanza che la precoce morte del poeta colorì di una nota romantica. Nel circolo dei «crepuscolari» languidi e vaporosi il Corazzini portò una nota di dolore e di bontà che lo unisce al Samain e allo Jammes, più ancora che ai suoi compagni d'arte, Moretti, Palazzeschi e Martini stesso. [...] In Corazzini il sentimento è sempre sotto la salvaguardia di un'osservazione cauta e forse un po' maliziosa della vita e dei suoi inutili inganni verso chi ha veramente lo spirito pronto, anche a morire" (Carlo Cordié, in: AA.VV., «Dizionario letterario Bompiani delle Opere e dei Personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature», Milano, Bompiani, 1959-1966: Vol. IV pp. 421-422).

"I. - Perché tu mi dici: poeta? / Io non sono un poeta. / Io non sono che un piccolo fanciullo che piange. / Vedi: non ho che le lagrime da offrire al silenzio. // Perché tu mi dici: poeta? // II. - Le mie tristezze sono povere tristezze comuni. / Le mie gioie furono semplici, / semplici, così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei. / Oggi io penso a morire. // - III. - Io voglio morire, solamente, perché sono stanco; / solamente perché i grandi angioli / su le vetrate delle cattedrali / mi fanno tremare d'amore d'angoscia; / solamente perché io sono, oramai, / rassegnato come uno specchio, / come un povero specchio melanconico. // Vedi che io non sono un poeta: / sono un fanciullo triste che ha voglia di morire. // [...] VI. - Questa notte ho dormito con le mani in croce. / Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo / dimenticato da tutti gli umani, / povera tenera preda del primo venuto; / e desiderai di essere venduto, / di essere battuto / di essere costretto a digiunare / per potermi mettere a piangere tuto solo, / disperatamente triste, / in un angolo oscuro. // VII. - Io amo la vita semplice delle cose. / Quante passioni vidi sfogliarsi, e poco a poco, / per ogni cosa che se ne andava! / Ma tu non mi comprendi e sorridi / e pensi che io sia malato. // VIII. - Oh, io sono veramente malato! / E muoio, un poco, ogni giorno. / Vedi: come le cose. / Non sono, dunque, un poeta: / io so che per essere detto: poeta, conviene / viver ben altra vita! / Io non so, Dio mio, che morire. / Amen" (da «Desolazione del povero poeta sentimentale», pp. 45-48).

"[Diotima? o Didima?], invece della mia prosa ebbra satura sanguinante, scottante, i versi di questo moribondo. A Voi. Evidentemente non vi meritai e non vi amai abbastanza per prendervi. Ma vi amai sempre più di qualunque altro passato, presente o futuro. La mia esistenza arse dentro la vostra. Il mio cervello è cresciuto come un rampicante intorno alla vostra febbre per darle frescura, per darle una funzione di pericolo, un valore. La vostra febbre non ha fiducia e voi fate morire senza spremere dal mio verde una grande vita che ignorate. Siete altamente ingiusta con voi stessa: avete dei diritti di sfruttamento che non conoscete. Ci ho dentro oggi un'angoscia asfissiante come l'afa di fuori e una disperata nostalgia delle vostre mani parlanti. Sfiorirà il giorno, di questo triste povero morto fratello, [Didima? o Diotima?], da questa notte nella quale Voi non volete con le dita di rosa stendere l'aurora, Alfredo oggi vi offre le [LIRICHE DI SERGIO CORAZZINI - SECONDA EDIZIONE]. Fiorirà la vita e le vostre care mani esperte per disgrazia vostra e mia resteranno lontane dall'anima satura, muta e [dissecca?]. Perché? Perché? - Alfredo - Pal. 26/5/914".

ALTRO ESEMPLARE: senza dedica autografa. Alcune piccole macchie brunite che non intaccano il testo. Ottimo stato di conservazione: € 100