AA.VV.
KAUTSKY Karl
(Praga 1854 - Amsterdam 1938)
Les douze condamnés à mort. Le procès des socialistes-révolutionnaires à Moscou
Luogo: Berlin
Editore: Edition de la Délégation à l'Etranger du Parti Socialiste-Révolutionnaire Russe
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1922 [agosto/settembre]
Legatura: brossura
Dimensioni: 21,5x14 cm.
Pagine: pp. 115 (1)
Descrizione: 8 tavole f.t. con vari ritratti fotografici dei protagonisti. Libello in difesa dei 12 condannati a morte del «Processo dei socialisti-rivoluzionari», svoltosi a Mosca dall'8 giugno al 7 agosto 1922. Prefazione di Karl Kautsky, un testo di W. Woitinsky («Le procès des socialistes-révolutionnaires à Moscou»), e un testo della Delegazione del Partito Socialista-Rivoluzionario Russo all'Estero («La Tactique du parti Socialiste-Révolutionnaire»). Edizione originale.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 120ORDINA / ORDER
All'inizio del processo gli accusati erano complessivamente 22, divisi in due gruppi, uno di dodici, difeso anche da alcuni rappresentanti del socialismo europeo: Vandervelde, Liebknecht e Rosenfeld, e l'altro di dieci, fra cui Semenov e la Konopliova, autori dell'attentato a Lenin, che non riconoscevano i rappresentanti europei intervenuti. Fra gli accusatori dei dodici figuravano Lunatcharsky e Clara Zetkin. Vandervelde, Liebknecht, Rosenfeld e Wauters, d'accordo con gli accusati, lasciavano Mosca il 19 giugno dopo aver iniziato uno sciopero della fame per ottenere l'autorizzazione alla partenza. Tornati in Europa, indirizzavano un comunicato ufficiale a tutti i partiti socialisti dove veniva testimoniata l'iniquità del procedimento: "La manière dont le procès est conduit n'a pas justifié nos espoirs, et il devint évident, dès le commencement, qu'en dépit des promesses faites par la Troisième Internationale à Berlin, les accusés étaient mis en présence, non de juges, mais de leurs adversaires politiques dont l'intention était de condamner les accusés pour des raisons d'Etat. (...) Ceux des accusés qui contestaient leur moindre participation aux actes terroristes, étaient mantenus en prison, les délateurs, Semenov et la Konopliova, qui avaient avoué avoir tué Volodarsky et organisé l'attentat contre Lénine, demeuraient en liberté! On le pouvait voir, entre deux séances, causant de la façon la plus cordiale avec les chefs communistes, proches camarades de parti de ceux même que ceux-là avaient tués ou essayé de tuer. (...) La convention conclue à Berlin n'a pas été observée. Ainsi notre défense n'avait plus de terrain. Notre persistance à assister au procès eût pu faire croire, à faux, que les promesses faites à Berlin avaient été tenues" (pp. 52-54). Il processo si conclude con la condanna a morte per i dodici e con la reclusione da 2 a 10 anni per il gruppo dei dieci. Trotzsky, Stalin e Bucharin sono tuttavia favorevoli a una commutazione della pena di morte in 5 anni di lavori forzati in cambio della rinuncia da parte del partito Socialista-Rivoluzionario ad ogni forma di opposizione al potere dei Soviet. In seguito a questa opposizione, il Comitato centrale decide di confermare la condanna a morte ma senza fissare una data per l'esecuzione, lasciando agli accusati la possibilità di "pentirsi" e di evitare la pena se il Partito socialista-Rivoluzionario cesserà la sua attività di opposizione.