SOFFICI Ardengo
(Rignano sull'Arno 1879 - Vittoria Apuana 1964)
La ritirata del Friuli. Note di un ufficiale della Seconda Armata
Luogo: Firenze
Editore: Vallecchi Editore
Stampatore: Stabil. Tipog. A. Vallecchi - Firenze
Anno: 1919
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,4x13,5 cm.
Pagine: pp. 264 (8)
Descrizione: copertina con titoli in nero e rosso su fondo chiaro. Diario di guerra in cui fra l'altro è narrata la disfatta di Caporetto. Esemplare in buone condizioni di conservazione. Prima edizione.
Bibliografia: AA.VV., «Dizionario generale degli autori contemporanei», Firenze, Vallecchi, 1974: pag. 1271
Prezzo: € 250ORDINA / ORDER
"Anche «La Ritirata del Friuli» [...] riporta Soffici alla cruda realtà, anzi ancor di più, lo immerge completamente nella tragica realtà del conflitto, al dramma di Caporetto. Scritto sulla scorta di appunti in quindici giorni nella sua casa di campagna. Con l’animo sgombro da qualsiasi preoccupazione e da qualsiasi impressione momentanea. In forma diaristica da appunti presi a caldo, fu realizzato velocemente con la volontà di non inficiare freschezza e verità. La memoria prende il via il 28 settembre 1917 e termina il 19 novembre con il consolidamento della nuova linea del Piave, ormai in grado di resistere. [...] In uno stile lucido e smarrito, pacato e ricco di sussulti, Soffici esprime la sua interpretazione di Caporetto, i suoi veritieri dubbi. Intuisce l’inefficienza, il cattivo funzionamento dell’apparato militare, il ritardo dei comandi nell’approntare nuove linee di difesa, peraltro previste; nulla però può sapere del mancato interramento dei fili telefonici in linea, né dello schieramento troppo vicino alla prima linea delle artiglierie; nulla può sapere del mancato ascolto di quanti avevano avvertito dell’imminente attacco. [...] La lunga riflessione non solo giustifica il comportamento dei fanti contadini ma dà delle precise colpe a chi ha condotto il conflitto ignorandoli, non prendendoli in considerazione come persone, trattandoli come numeri o peggio come carne da macello. E alla fine accusandoli, a chiare lettere, della sconfitta. Basti ricordare il celebre comunicato redatto da Cadorna il 28 ottobre 1917: «La mancata resistenza di reparti della II Armata, vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austro-germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. Gli sforzi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all’avversario di penetrare sul sacro suolo della Patria». Soffici, invece, vede uno spiraglio e la soluzione a tutto quanto è accaduto, negli stessi soldati, non certo nei nuovi comandanti, per quanto sia necessario riavvicinare la distanza tra soldati e ufficiali, che si è venuta a creare all’interno dell’esercito. Soffici vede, a ragione, negli stessi soldati, coloro che salveranno l’intera Nazione. La rinascita nella consapevolezza del pericolo che corre l’intera Italia. I soldati ritroveranno la propria dignità nell’ora estrema: «Ma eccola l’obbiezione folgorante. I nemici. Le belve nemiche, incivili in eterno, vengono innanzi con le mitragliatrici, briachi di furia e dei nostri vini. Eccolo il male. E i nostri soldati l’hanno capito. Ho visto in loro i segni più chiari di questo pensiero. Ho visto la loro anima trasfigurarsi per via. Gli uomini indifferenti, quasi cinici, o baldanzosi a Udine, erano meditabondi e confusi al Tagliamento; erano obbedienti e più fermi sulle vie dal Tagliamento al Piave; sono decisi e pieni di collera qui. L’ignominia nemica; la pietà di quel che han visto e perduto; il sentimento della dignità e del più grande pericolo li ha salvati. E anche l’Italia l’ha capito, e la sentiamo dietro di noi che ci sorregge – finalmente. Ed ecco perché essi stessi salveranno l’Italia. Giacché l’Italia non muore, ma nasce qui»" (Enrico Folisi, «Alcune considerazioni su Ardengo Soffici e i suoi Kobilek. Giornale di battaglia e La ritirata del Friuli. Note di un ufficiale della seconda armata», in: CULTURA IN FRIULI IV, 2018).