VACCARI Franco
(Modena 1936)
Senza titolo [700 km di esposizione, Modena - Graz]
Luogo: N. D.
Editore: N. D.
Stampatore: N. D.
Anno: 1972 [settembre]
Legatura: N. D.
Dimensioni: 23,8x30,5 cm
Pagine: N. D.
Descrizione: fotografia originale con una sequenza di 20 scatti a colori, ciascuno di cm. 3,8x5,5 realizzati nel corso di un viaggio da Modena a Graz. L'obiettivo inquadra il retro dei camion incrociati per strada come se fossero delle «sculture da viaggio». Macchia brunita al margine bianco sinistro. Esemplare con didascalia a stampa resa illeggibile dall'esposizione alla luce. Per la stessa ragione son quasi completamente sbiadite la firma autografa dell'artista a matita, l'indicazione della tiratura e la data. Si possono solo intravedere a occhio nudo la "F" iniziale del nome e le tracce indefinite della scritta. Con l'ingrandimento operato dallo scanner diventano visibili parte della firma, la data e il testo a stampa (quest'ultimo non facilmente leggibile).
Bibliografia: AA.VV. «Kaléidoscope d'Italie, regard sur la photographie, l'art e le film d'auteur italiens des années 50 à nos jours», Luxembourg, Centre National de l'Audiovisuel, 2009: pp. 90-91
Prezzo: € 600ORDINA / ORDER
Il testo impresso a stampa, reso illeggibile dall'esposizione alla luce, è il seguente: "Dato che vediamo solo quello che sappiamo e oggi siamo ben coscienti che quello che sappiamo è sospetto, non voglio usare la fotografia come mezzo di contemplazione, ma come strumento per scardinare i miei condizionamenti visivi, che mi costringa a vedere quello che non so. In un viaggio da Modena a Graz ho scelto di applicare sistematicamente l'attenzione ai mezzi di trasporto merci che si movevano nella mia stessa direzione. La sistematicità è usata allo scopo di tenere sotto controllo gli automatismi psichici".

"Ero stato invitato a Graz alle «settimane di pittura», cioè a trascorrere un mese in una località isolata dove avrei dovuto produrre oggetti artistici; mi sarebbe stato passato alloggio e vitto gratis, e, alla fine, anche un compenso in denaro. Erano stati invitati altri tre italiani, alcuni jugoslavi e austriaci. Per distrarci avremmo avuto a disposizione anche un tavolo da ping-pong. Il mio lavoro l'ho fatto durante il viaggio di andata: ho scelto di applicare sistematicamente l'attenzione ai mezzi di trasporto merci che si muovevano nella mia stessa direzione. Voglio usare la fotografia non come mezzo di contemplazione, ma come strumento per scardinare i miei condizionamenti visivi, come strumento che mi costringa a vedere quello che non so. Adesso siamo coscienti che vediamo solo quello che sappiamo, ma quello che sappiamo è sospetto. L'attenzione orientata mi serviva così per cortocircuitare gli automatismi psichici. Una volta arrivato a destinazione il mio lavoro era già fatto: mi sono fermato due giorni, ho giocato a ping-pong e ho scoperto che gli jugoslavi in questo sport erano tutti ad un livello notevolissimo. Questo è dovuto sicuramente al loro sistema politico che offre un'infinità di occasioni di giocare a ping-pong. Alla fine del mese sono ritornato a Graz e ho avuto la sorpresa di trovare che gli altri artisti erano tutti ingrassati" (Franco Vaccari, in: «Franco Vaccari: opere 1966 - 1986», catalogo della mostra, Modena, Edizioni Cooptip, 1987: pag. 76).