AA.VV.
Grafica dalla collezione Cavellini. Catalogo della mostra
Luogo: Brescia
Editore: Comune di Brescia - Direzione Musei
Stampatore: Stamperia F.lli Geroldi - Brescia
Anno: 1967 (3 maggio)
Legatura: brossura
Dimensioni: 20x15,8 cm.
Pagine: pp. 41 (3)
Descrizione: copertina illustrata con una composizione grafica in bianco e nero, 8 riproduzioni di opere in bianco e nero in tavole applicate n.t. Premessa di Bruno Boni, introduzione di Elvira Cassa Salvi. Catalogo originale della mostra (Brescia, Galleria d'Arte Moderna, maggio - settembre 1967).
Bibliografia: AA.VV., «Guglielmo Achille Cavellini», Brescia, Edizioni Nuovi Strumenti, 1993: sez «Esposizioni della collezione Cavellini»
Prezzo: € 60ORDINA / ORDER
Opere riprodotte di Wolfgang Wols, Hans Hartung, Jean Dubuffet, Franz Kline, Renato Guttuso, Corrado Cagli, Enrico Baj, Saul Peter.

Fra gli artisti in elenco, senza illustrazione: Valerio Adami, Pierre Alechinsky, Fernandez Arman, Renato Birolli, Giuseppe Capogrossi, Eugenio Carmi, César, Marc Chagall, Christo, Corneille, Lucio Del Pezzo, Piero Dorazio, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, Sam Francis, Raymond Hayns, Richard Hamilton, Hans Hartung, David Hockney, Allen Jones, Asger Jorn, Jannis Kounellis, Juklio Le Parc, Roy Lichtenstein, Gastone Novelli, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Gianni Emilio Simonetti, Tancredi Parmeggiani, Cy Twombly, Joe Tilson, Jean Tinguely, Mark Tobey, Emilio Vedova, Andy Warhol.

"Oltre ai ritratti mi ero prefisso di formare anche una collezione di disegni. Ne possedevo già un buon numero, perché al momento dell'acquisto di un quadro capitava spesse volte che si aggiungesse un disegno, in regalo o a buon prezzo. [...] Presto misi insieme un materiale abbastanza vario. Una mostra della grafica della mia collezione venne allestita nella galeria d'arte moderna della mia città. La mostra si ripeté nel 1968 a Bassano del Grappa nel Palazzo Sturm, organizata da Bruno Passamani" (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pag. 33).

"I magazzini-deposito del museo della mia città traboccavano di quadri e sculture regalati dai mecenati del secolo passato. [...] Nel 1964 l'Amministrazione decise di esporli nelle sale destinate alla galleria d'arte moderna nel grande complesso architettonico di Santa Giulia. Si pensò che sarebbe statio interessante anche far conoscere l'arte nuova attraverso le opere della mia collezione, ormai famosa. Gli artisti della mia città si misero subito in subbuglio. «Esponete la collezione Cavellini, ebbene, anche noi vogliamo la nosra sala». Le loro smanie di gloria vennero subito accontentate; ma il limite provinciale delle opere determinò anche la loro definitiva condanna. [...] Poiché si trattava di un prestito bisognava stendere un contratto privato col sindaco. Ma tra me e il sindaco [Bruno Boni] da tempo non scorreva buon sangue, anche perché disdegnava l'arte nuova. [...] A quel tempo , forse, sarebbero bastati un complimento, una cena, una onorificazione, un patteggiamento: poteva capitare che, per un attimo di debolezza, mi venisse il ghiribizzo di regalare la collezione alla mia città. Invece quel sindaco, che a suo tempo aveva sottovalutato la collezione Feroldi, incredibilmente, presuntuosamente, sottovalutò anche la mia. [...] La tranquilla e impreparata città di provincia veniva aggredita da una infilata di opere che nulla avevano da spartire con i soliti quadretti di sapore strapaesano. E' facile immaginare le reazioni davanti ai sacchi di Burri, ai tagli di Fontana, alle rotelle degli orologi di Arman, agli oggetti incollati di Rauschenberg, di Jim Dine, di Schwitters, ai misteriosi segni di Wols, Tobey, Kline, Capogrossi, Hartung, alle spugne dorate di Yves Klein, alle opere materiche di Dubuffet, Fautrier, a quelle surreali di Matta, Brauner, alle informali di Riopelle, Morlotti e via di questo passo. [...] La collezione rimase esposta al pubblico per quasi sette anni. [...] Si acorsero che le tegole del complesso architettonico ormai vecchie d'anni erano da cambiare. Decisero di levare tutte le opere esposte, e la collezione ritornò nella mia casa. Così ebbe fine il mio sodalizio artistico con la mia città. Nessuno se ne accorse, nessunio protestò. [...,] E tuttora continuano i lavori di restauro del grande complesso architettonico, interminabili e costosi. Non è difficile prevedere che diverrà nuovamente un Museo morto, con sparuti visitatori; il Museo di una città spenta, senza una vita culturale intelligente, moderna, stimolante" (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pp. 27-28).