SCHEERBART Paul Karl Wilhelm
(Danzica 1863 - Berlino 1915)
Glasarchitektur [L'architettura di cristallo]
Luogo: Berlin
Editore: Verlag der Sturm
Stampatore: Buchdruckerei Albert Nauck - Berlin
Anno: 1914
Legatura: brossura
Dimensioni: 20,2x12,6 cm.
Pagine: pp. 125-(3)
Descrizione: copertina con titolo in nero su fondo beige. Opera dedicata a Bruno Taut. Testo di fondazione dell'architettura di cristallo e fra le prime espressioni dell'architettura utopica, contemporaneamente al manifesto dell'architettura futurista di Sant'Elia. Prima edizione.
Bibliografia: Adolf K. Placzek, «Macmillian Encyclopedia of Architects», New York - London, The Free Press - Collier Macmillian Publishers, 1982: vol. III, pag. 676
Prezzo: € 450ORDINA / ORDER
"Scheerbart best known book is «Glass Architecture» (1914). This work was dedicated to Taut who in turn dedicated his Glass House at the Cologne Werkbund Exhibition, also of 1914, to Scheerbart. In «Glass Architecture», as well as in his other writings, Scheerbart saw glass structure, and particularly buildings using stained glass, as an expression of a heightened sensory awareness. In his most utopian works he called for the rejection of an old «brick culture» and for a world in which glass architecture stands for a new anarchistic society. Glass imagery was to be used in Scheerbart's sense - as a metaphor of social change - by Expressionist artists and architects belonging to the Arbeitsrat für Kunst and the Gläserne Kette. Scheerbart's concepts of a crystalline transformation of both architecture and society also affeted Walter Gropius opening manifesto of the Bauhaus in April 1919, as well as several unusual glass skyscraper projects by Ludwig Mies Van der Rohe. In a bastardized form, the glass skyscraper became a central feature of the American phase of International style" (Rosemarie Haag Bletter in Placzek 1982).

E' da notare la sintonia con la poesia futurista di Aldo Palazzeschi «Una casina di cristallo», pubblicata un anno prima: "Io sogno una casina di cristallo / proprio nel mezzo della città, / nel folto dell'abitato. / Una casina semplice, modesta, / piccolina piccolina, / tre stanzette e la cucina. / Una casina / come un qualunque mortale / può possedere, / che di straordinario non abbia niente, / ma che sia tutta trasparente, / di cristallo. / (...) / Mi vedrete mangiare, / mi potrete vedere / quando sono a dormire, / sorprendere i miei sogni; / mi vedrete quando sono a fare i miei bisogni, / mi vedrete quando cambio la camicia. / (...( / Mi vedrete chino sulle carte / dalla mattina alla sera. / E passando mi potrete salutare, / augurare il buon giorno / e la buonanotte, / e io vi risponderò. / E se poi mi vedrete pisciare, / non vi dovete scandalizzare, / se no, peggio per voi! / Non vi dovete voltare / quando passate. / (...) / Quando gli uomini vivranno / tutti in case di cristallo, / faranno meno porcherie, / o almeno si vedranno!" (AldoPalazzeschi, dalla poesia «Una casina di cristallo», in: «L'incendiario 1905 - 1909. 2a edizione», Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1913, pp. 242-244).

“Il cemento armato è un materiale da costruzione molto robusto e resistente alle intemperie. A buon diritto perciò l’architetto ha riconosciuto nel cemento armato un materiale da costruzione ideale. E’ un peccato però che esso non sia trasparente. Trasparente è soltanto il vetro. Però: il cemento armato non è certo gradevole alla vista se lasciato al naturale. Perciò la politura del cemento armato, che è un’operazione fattibile, è anche raccomandabile; la cosa migliore è aggiungere poi una vernice colorata resistente alle intemperie. Fra l’altro il cemento armato può anche essere arricchito di decorazioni plastiche; esso è altrettanto facile da lavorare con lo scalpello quanto il granito. Il granito non è certo quel che si dice un materiale di «facile lavorazione», però ci si riesce. La superficie della terra cambierebbe moltissimo se l’architettura in mattoni venisse eliminata e ovunque sorgesse al suo posto l’architettura di vetro. Sarebbe come se la terra si ricoprisse di gioie preziose in smalto e brillanti. La magnificenza di un simile spettacolo è addirittura inimmaginabile. E ovunque avremmo sulla terra splendori e delizie più grandi di quelle che si trovano nei giardini delle Mille e una notte. Avremmo un paradiso sulla terra, e non sentiremmo più il bisogno di guardare con nostalgia al paradiso nel cielo.” (trad. it. di Emanuele Arteniesi).