MASNATA Pino
[Giuseppe Masnata] (Stradella 1901 - Milano 1968)
Elegie per Marinetti e per mio padre
Luogo: s.l.
Editore: edizione a cura dell'autore
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: s.d. [7 marzo 1945]
Legatura: plaquette in carta patinata
Dimensioni: 34,5x25 cm.
Pagine: pp. 4 n.n.
Descrizione: stampa del testo in nero su fondo bianco. Due poesie in morte di Marinetti e una per il padre dell'autore. Ultimo documento futurista pubblicato. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Prima edizione.
Bibliografia: AA.VV., «Marinetti e il Futurismo a Milano», Roma, De Luca, 1995: n. 279
Prezzo: € 600ORDINA / ORDER
Queste tre «Elegie» in morte di Marinetti e del padre dell'autore Giovanni, caratterizzate dalla tecnica dell'«accordo simultaneo», sono una esemplare espressione delle «parole in libertà d'aeropoesia» teorizzate da Marinetti e rappresentano a tutti gli effetti, nel contenuto e nella forma, l'ultimo documento futurista pubblicato.

"Caro Marinetti / su due colonne di giornale le maiuscole nere parano a lutto la notizia della tua morte di schianto // [...] captatore dell'inesprimibile canto inumano sabato discuterò con te sulla tecnica delle parole in libertà onomatopee analogie simultaneità abolizione della punteggiatura stenografia del pensiero volante // dolce padre innamorato domenica vedrò nel tuo salotto arabo la benedetta raccolta delle tue creature viventi la tua vittoria la tua ala la tua luce // così sarò sempre ogni giorno con te e con il tuo genio acceleratore per tutti i secoli del mio futuro // affettuosamente" (dalla prima elegia dedicata a Marinetti).

"L'elettrotreno scuote né vuole lasciarmi rileggere la triste notizia della tua morte poeta e maestro carissimo // [...] i vetri dei finestrini si rigano di lacrime condensate e di fischi di dolore acuto // [...] ti abbiamo chiuso dentro un muro per sottrarti al saccheggio di invasioni sacrileghe // [...] e una primavera verremo a riprenderti nostro capo vogliamo ora basta la dittatura della poesia sulla distesa del mondo" (dalla seconda elegia a Marinetti).

"Prigioniero del dolore seguo in mute catene la ruota delle avemarie scalpitate sul lugubre selciato / vedo ammainare il tuo geometrico scafo nel porto dell'eterna vacanza / odo la frana della tua ultima illusione e del tuo ultimo raggio di luce / padre non è giusto così / seppelliamo con cura questo tuo piagato corpo ti ha fatto tanto soffrire da non ne posso più / e ritorniamo a braccio sulla via della vita anche se il nostro passo segna sulla neve l'orma di due piedi soltanto" («Elegia per mio padre»).