ZUT
(Roma 1976 - Roma 1977)
A/TRAVERSO Giornale per l'Autonomia
Dal Lirico all'epico (evitando il tragico). Documento-proposta per l'assemblea del movimento 30 ap - 1 mag
Luogo: (Roma)
Editore: N. D.
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 24 aprile 1977
Legatura: volantino
Dimensioni: 31,5x22 cm.
Pagine: pp. 4 n.n.
Descrizione: stampa in colore bleu. Titolo del testo: «Queste note vorrebbero essere, per definirne il genere, il contrario di tesi, anche se siamo in aprile». Esemplare in ottimo stato di conservazione. Edizione originale.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 150ORDINA / ORDER
Il volantino si riferisce all'assemblea del Teatro Lirico di Milano del 6 aprile 1977, a cui parteciparono circa 3.000 lavoratori in rappresentanza di circa 450 consigli di fabbrica da tutta Italia. L’assemblea era stata indetta in modo autoconvocato dalla FIM-CISL della zona Sempione di Milano, e poi sostenuta da diversi Consigli di Fabbrica, contro l’accordo fra sindacato e governo che sbloccava la contrattazione collettiva articolata e riadeguava la scala mobile rispetto agli aumenti dell’IVA (vedi: Marco Grispigni e Alberto Pantaloni, «Il rapporto fra movimento operaio e contestazione giovanile nel 1977: un possibile filone di ricerca», in: AA.VV., «Da "non garantiti" a precari Il movimento del '77 e la crisi del lavoro nell'Italia post-fordista», 2019).
"Crediamo che bisogna cominciare a pensare cose nuove. Basta col dire solo «liberazione di zone territoriali», bisogna dire anche per farci cosa. [...] L'università occupata-liberata deve diventare un luogo di progettazione-sperimentazione per ridurre il tempo di lavoro e per vivere il tempo liberato. Ognuno passa un anno per fare una tesi. Facciamo tesi per la liberazione dal lavoro: tu fai una tesi per studiare come si sabota un calcolatore o un contatore ENEL o AMGA, tu fai una tesi per eliminare il lavoro in un reparto produttivo, per ridurre il lavoro in un magazzino [...], non più il sapere come polizza di assicurazione per garantirsi il lavoro salariato ma come determinazione delle possibilità di soppressione del lavoro salariato. [...] Al centro di questo discorso c'è la questione dell'informazione (il movimento delle radio è un primo segno): non semplicemente registrazione linguistica della realtà, ma rottura del controllo informatico, e creazione delle condizioni per un uso liberante dell'informatica. [...] Il problema del potere ci pone di fronte ad una alternativa che dobbiamo rompere: né Sudamerica né Germania. Né guerra civile di lunga durata, né accettazione di tempi lunghi nella guerra di trincea del quotidiano, nei ghetti [...]. Fare dell'Italia terra di nessuno, costringere lo stato a gestire il vuoto di potere del capitale, mentre il potere reale (non istituzionalizzato) lo gestiamo noi nelle zone liberate. Dare corpo in modo irreversibile alla creazione di zone liberate, non solo nell'università, ma nei quartieri operai, e costruire un cordone sanitario che tolga consenso ad ogni risposta di stato. Occorre togliere al movimento il carattere di movimento degli studenti, e definirne, anche nel territorio, il carattere proletario coinvolgendo strati più vasti (...). Per finire, anche su suggerimento del compagno Carlo Marx, proponiamo al convegno nazionale di Bologna del 30-aprile/1-maggio di essere tenero e comprensivo, ma al tempo stesso mordace e stringente. (...) Facciamo un appello alle grandi fabbriche perché vadano oltre il Lirico alla lotta aperta di massa contro lo stato antioperaio, perché combinino il rifiuto plebiscitario della svendita sindacale col «modello 11 marzo». Facciamo infine un appello ai giovani proletari di tutta Europa perché la rivoluzione non sia solo italiana. O no?".
"Crediamo che bisogna cominciare a pensare cose nuove. Basta col dire solo «liberazione di zone territoriali», bisogna dire anche per farci cosa. [...] L'università occupata-liberata deve diventare un luogo di progettazione-sperimentazione per ridurre il tempo di lavoro e per vivere il tempo liberato. Ognuno passa un anno per fare una tesi. Facciamo tesi per la liberazione dal lavoro: tu fai una tesi per studiare come si sabota un calcolatore o un contatore ENEL o AMGA, tu fai una tesi per eliminare il lavoro in un reparto produttivo, per ridurre il lavoro in un magazzino [...], non più il sapere come polizza di assicurazione per garantirsi il lavoro salariato ma come determinazione delle possibilità di soppressione del lavoro salariato. [...] Al centro di questo discorso c'è la questione dell'informazione (il movimento delle radio è un primo segno): non semplicemente registrazione linguistica della realtà, ma rottura del controllo informatico, e creazione delle condizioni per un uso liberante dell'informatica. [...] Il problema del potere ci pone di fronte ad una alternativa che dobbiamo rompere: né Sudamerica né Germania. Né guerra civile di lunga durata, né accettazione di tempi lunghi nella guerra di trincea del quotidiano, nei ghetti [...]. Fare dell'Italia terra di nessuno, costringere lo stato a gestire il vuoto di potere del capitale, mentre il potere reale (non istituzionalizzato) lo gestiamo noi nelle zone liberate. Dare corpo in modo irreversibile alla creazione di zone liberate, non solo nell'università, ma nei quartieri operai, e costruire un cordone sanitario che tolga consenso ad ogni risposta di stato. Occorre togliere al movimento il carattere di movimento degli studenti, e definirne, anche nel territorio, il carattere proletario coinvolgendo strati più vasti (...). Per finire, anche su suggerimento del compagno Carlo Marx, proponiamo al convegno nazionale di Bologna del 30-aprile/1-maggio di essere tenero e comprensivo, ma al tempo stesso mordace e stringente. (...) Facciamo un appello alle grandi fabbriche perché vadano oltre il Lirico alla lotta aperta di massa contro lo stato antioperaio, perché combinino il rifiuto plebiscitario della svendita sindacale col «modello 11 marzo». Facciamo infine un appello ai giovani proletari di tutta Europa perché la rivoluzione non sia solo italiana. O no?".