PALAZZESCHI Aldo
[Aldo Giurlani] (Firenze 1885 - Roma 1974)
L'incendiario 1905-1909. 2a edizione - 3° migliaio
Luogo: Milano
Editore: Edizioni Futuriste di Poesia
Stampatore: Tipografia di A. Vallecchi - Firenze
Anno: 1913 [gennaio]
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,5x13,7 cm.
Pagine: pp. 253 (3)
Descrizione: copertina con titoli in nero e rosso su fondo bianco. "Primo volume con l'indicazione editoriale «Edizioni Futuriste di «Poesia»" (Domenico Cammarota, «Filippo Tommaso Marinetti», Milano, Skira, 2002; n. 19, pag. 162). Raccolta antologica di poesie tratte "quasi tutte" da «L'Incendiario» (1910), con l'aggiunta di alcune tratte da «I cavalli bianchi» (1905) e «Lanterna» (1907), e la "gran parte" fra quelle di «Poemi» (1909). Inoltre, nell'ultima parte sono inserite sei poesie inedite. Con una «Nota» bibliografica finale dell'autore. Esemplare con macchiette brunite in copertina e uno strappo orizzontale di 3 cm. al bordo destro del volume (senza mancanze né lesioni al testo) che interessa la copertina e le prime quattro pagine; per il resto in ottime condizioni di conservazione e intonso. Seconda edizione, riveduta e ampliata, con menzione fittizia del migliaio.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 59
Prezzo: € 200ORDINA / ORDER
Il volume venne pubblicizzato da F.T. Marinetti in un volantino: «Poeta futurista Aldo Palazzeschi», Milano, Direzione del Movimento Futurista, s.d. (gennaio/febbraio 1913).

"Ò incluso in questa nuova edizione dell'Incendiario alcune poesie del volume «I cavalli bianchi» che uscì in Firenze nel mese di novembre del 1905, alcune di «Lanterna», uscito in Firenze nel mese di Febbraio 1907, una buona parte di quelle del volume «Poemi» uscito pure in Firenze nell'Aprile 1909, e quasi tutte quelle dell'Incendiario, uscito in Milano, edizioni Futuriste di «Poesia» con prefazione di F.T. Marinetti, nel mese di Marzo del 1910. Vi ò incluso inoltre certe vecchie poesie inedite che dovevano vedere la luce in un piccolo volume circa due anni fa: Addio, La passeggiata, I fiori, Postille, L'assolto, L'ospite, Una Casina di Cristallo, che furono scritte consecutivamente a quelle dell'Incendiario e che ad esse strettamente si ricollegano. Detti componimenti furono in questo volume da me disposti per ordine cronologico, non furono né riveduti né corretti" («Nota» di Palazzeschi, datata "Firenze, Gennaio 1913", pag. 250).

"Io sogno una casina di cristallo / proprio nel mezzo della città, / nel folto dell'abitato. / Una casina semplice, modesta, / piccolina piccolina, / tre stanzette e la cucina. / Una casina / come un qualunque mortale / può possedere, / che di straordinario non abbia niente, / ma che sia tutta trasparente, / di cristallo. / (...) / Mi vedrete mangiare, / mi potrete vedere / quando sono a dormire, / sorprendere i miei sogni; / mi vedrete quando sono a fare i miei bisogni, / mi vedrete quando cambio la camicia. / (...( / Mi vedrete chino sulle carte / dalla mattina alla sera. / E passando mi potrete salutare, / augurare il buon giorno / e la buonanotte, / e io vi risponderò. / E se poi mi vedrete pisciare, / non vi dovete scandalizzare, / se no, peggio per voi! / Non vi dovete voltare / quando passate. / (...) / Quando gli uomini vivranno / tutti in case di cristallo, / faranno meno porcherie, / o almeno si vedranno!" (dalla poesia inedita «Una casina di cristallo», pp. 242-244).

"V'è uno sviluppo logico da «Lanterna» e «Poemi» all'«Incendiario»: lo spazio della poesia di Palazzeschi è occupato per intero da figurazioni connotative, il «romanzo» che ne risulta è il risultato di una serie di figure di proiezione che però non si esauriscono nel figurale del disegno a tratto liberty. Palazzeschi cela i significati sostituendo al rimosso, o al vietato, proiezioni ora solo iconiche ora solo foniche, con esse organizzando un codice affatto suo, del grottesco, del deforme, del difforme, e con toni che trapassano dal delicato al livido: la sua ironia copre una reale cattiveria, il suo immoralismo non è uno scherzo, o se lo è, sul serio risulta assai «cattivo genere», disturbante assai. Questo codice, con i suoi parametri quasi fissi, le sue gestualità maniacali, le sue ossessioni, gli consente di scrivere impronunciabili rapporti sodomitici, fantasie masturbatorie, inclinazioni coprolaliche, tentazioni gerontofile ed incestuose, e al tempo stesso di non pronunciare in chiaro la propria condizione ed identità, sibbene di alludervi trasponendola e proiettandola: l'incendiario, malizioso terrorista anarchico, è anche fin troppo scoperto simbolo di frustrazione sessuale: diventando vittima espiatori, eroe sacrificale, rappresenta l'emarginato, l'escluso, il «deviante». (...) L'intenzione è violatrice, e con rabbia: la sconfitta del poeta (...) trascina con sé la sconfitta della letteratura, ed ecco allora la rinuncia al significato e lo spostamento tutto in favore del significante, e più in là del nonsense, e fin delle unità minimali del linguaggio, fonemi puri che par consentano di dire quel che il linguaggio organizzato e codificato non consente, la disperazione di un (apparente) divertimento, la scrittura di una angoscia (quelle di Palazzeschi futurista sono delle gags lividose, stralunate, crudeli; vanno annotate nei registri dello «humour noir»)" (Glauco Viazzi, «I poeti del futurismo 1909-1944», Milano, Longanesi, 1978; pp. 147-148).