MARINETTI Filippo Tommaso
[Filippo Achille Emilio Marinetti] (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio 1944)
Uccidiamo il chiaro di luna!
Luogo: Milano
Editore: Edizioni Futuriste di Poesia
Stampatore: Poligrafia Italiana - Milano
Anno: 1911 [giugno]
Legatura: brossura
Dimensioni: 21,2x15,7 cm.
Pagine: pp. 23 (1)
Descrizione: copertina con titoli in nero su fondo arancione. Opuscolo pubblicato per la prima volta nel 1909 in versione italiana e francese col titolo: «La rassegna internazionale Poesia pubblica questo proclama di guerra, come risposta agl'insulti di cui la vecchia Europa ha gratificato il Futurismo trionfante» e poco dopo col titolo «Tuons le clair de lune!». Prima edizione con il titolo definitivo in lingua italiana.
Bibliografia: Paolo Tonini, «I manifesti del Futurismo italiano», Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2011: pag. 13, n. 3.5; Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 45; Luigi Scrivo, «Sintesi del Futurismo», Roma, Bulzoni, 1968: n. 6; Ralph Jentsch, «I libri d’artista italiani del Novecento», Torino, Allemandi, 1993: pag. 373
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Certamente l'opuscolo venne pubblicato prima della rissa con i vociani del 22 giugno 1911. Marinetti racconta che dopo l'arresto, mentre attendevano in guardina "Prezzolini benché sanguinante tentava ancora di mordere con ironia il mio manifesto «Uccidiamo il chiaro di luna!»" (in: Francesco Cangiullo, «Le serate futuriste», Milano, Ceschina, 1961, pag. 17).

"Vogliamo che i nostri figliuoli seguano allegramente il loro capriccio, avversino brutalmente i vecchi e sbeffeggino tutto ciò che è consacrato dal tempo! (...) E' perciò che noi oggi insegniamo l'eroismo metodico e quotidiano, il gusto della disperazione, per la quale il cuore dà tutto il suo rendimento, l'abitudine all'entusiasmo, l'abbandono alla vertigine... Bisogna che gli uomini elettrizzino ogni giorno i loro nervi ad un orgoglio temerario! Bisogna che gli uomini giuochino d'un tratto la loro vita... bisogna che l'anima lanci il corpo in fiamme, come un brulotto, contro il nemico, l'eterno nemico che si dovrebbe inventare se non esistesse!" (pp. 5-6).

"L'impulso all'allegoria si manifesta ancor più chiaramente in «Uccidiamo il chiaro di luna!», «secondo proclama di guerra» futurista e capolavoro, forse, della marinettiana «arte di far manifesti». L'affabulazione è ancor più ricca e movimentata, i simboli più pregnanti e rilevanti, più sapiente lo stile" (Luciano De Maria, in Filippo Tommaso Marinetti, «Teoria e invenzione futurista. A cura di Luciano De Maria», Milano, Mondadori, 1983: pag. XXIV).