GERBINO Giovanni
(Giovanni Girbino, Ficarra, Messina 1895 - Catania 1969)
Telegrafo e telefono dell'anima. Con norme e regolamento di F.T. Marinetti
Luogo: Milano
Editore: Giuseppe Morreale Editore
Stampatore: Stabilimento di Arti Grafiche dell'Editore - Milano
Anno: 1926 [settembre]
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,5x13 cm.
Pagine: pp. 158 (2)
Descrizione: copertina con titoli in rosso su fondo chiaro. Composizioni parolibere. Prima edizione.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 39
Prezzo: € 350ORDINA / ORDER
"Gerbino sperimenta in vivo lo sradicamento da provincia a città, scrive i termini del dramma dell'"emigrante interno", del piccolo-borghese provinciale frustrato, declassato, alienato dal e nel vivere nella Grande Città. (...) Diversamente che gli altri futuristi giovani degli anni Venti, il Gerbino non procede per percezioni o cinestesie, organizza invece il suo materiale in quanto secondi terminidi analogia oppure come metafore incrociate con metonimie. (...) Per questa via, le indicazioni e/o informazioni di "telefono e telegrafo dell'anima" rientrano nel dispositivo autobiografico esistenziale: immagini di solitudine, isolamento, precarietà di rapporti, senso di esclusione e disfatta, e per converso la provincia, il luogo d'origine vagheggiato nella dimensione del ricordo e del rimpianto. (...) Accanto a questa linea di lavoro, il Gerbino ne ha anche un'altra: una realtà rifiutata in quanto tale, facilmente si restringerà ai dati ultimi, ed ecco allora (sez. «Telefonate») la sua riduzione di fenomeni o eventi al solo livello fonologico: una serie di stati d'animo fonici e/o fonicizzati, nei quali la rappresentazione di condizioni e momenti si realizza nella fisicità, corporeità dell'emissione vocale, nel gesto fonico e/o fonologico, che non già traduce sibbene direttamente realizza una situazione e/o condizione" (Glauco Viazzi, «I poeti del futurismo 1909-1944», Milano, Longanesi, 1978; pag. 524).