LOUYS Pierre
(Pierre Louis, Gand 1870 - Paris 1925)
Le canzoni di Bilitide. Traduzione dal francese di Alessandro Chiavolini. Copertina e fregi di Bazzi
Luogo: Milano
Editore: Modernissima Casa Editrice Italiana
Stampatore: Soc. An. Arti Grafiche Monza
Anno: 1923 (28 febbraio)
Legatura: brossura
Dimensioni: 19x14,2 cm.
Pagine: pp. 172 (4)
Descrizione: copertina illustrata a colori e 152 illustrazioni a sanguigna di Mario Bazzi. Tiratura di 3000 esemplari numerati. Esemplare parzialmente intonso. Prima ristampa della seconda edizione italiana (prima edizione: Milano 1919).
Bibliografia: Mondadori 1959: vol. III pag. 227 per la prima edizione; Pallottino 1998: pag. 248
Prezzo: € 60ORDINA / ORDER
"Liriche in prosa uscite a Parigi nel 1894. Sono una raccolta di poemetti che l'autore lasciò credere opera da lui riscoperta e tradotta di una poetessa greca contemporanea di Saffo. In realtà la compostezza apparente che fu caratteristica a tutti gli eredi del «Parnasse» toglie alle «Canzoni» ogni pretesa classica, e la situa piuttosto sotto l'influenza di scrittori posteriori e particolarmente degli epigrammisti dell'«Antologia Palatina». Ispirazione, quindi, del tutto alessandrina come, in definitiva, più alessandrino che classico fu il gusto dei parnassiani estetizzanti. (...) Nucleo centrale dei poemetti di Bilitide sono una trentina di elegie, che si suppongono scritte a Mitilene, sull'amicizia di lei con la giovane Mnasidika, amicizia finita poi bruscamente con la partenza di Bilitide da Cipro. La prima parte dell'opera è prevalentemente bucolica e narra, tra l'altro, gli amori pastorali di Bilitide con il giovane Lykas. La seconda parte contiene le elegie dedicate a Mnasidika (il cui nome è tolto da un frammento di Saffo). La terza parte contiene un certo numero di epigrammi elegantissimi, nei quali Bilitide canta i suoi ultimi amori e il declinare della sua bellezza. Il volume si chiude con tre epitaffi. I poemetti alternano descrizioni di paesaggi singolarmente preziose, e spesso manierate, a scene più propriamente erotiche, e possono considerarsi tra i momenti più felici di quella esasperazione edonistica ed estetizzante che coronò e conchiuse il «Parnasse»" (Gian Galeazzo Severi, in Bompiani 1959: vol. II pag. 85).