LA PIETRA Ugo
(Bussi sul Tirino, Pescara 1938)
Immersione - Uomouovosfera [immersione nello spazio urbano]
Luogo: (Milano)
Editore: N. D.
Stampatore: N. D.
Anno: 1969
Legatura: N. D.
Dimensioni: 31x30 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: fotografia originale in bianco e nero, titolata e datata al retro dall'artista con suo timbro di archiviazione «Ugo La Pietra». L'artista è ritratto all'interno della sfera collocata in un'area urbana. Vintage.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 900ORDINA / ORDER
"Immersioni, 1968. Uomouovosfera. Isolamento o partecipazione? Le immersioni sono sempre state delle allusioni a due atteggiamenti opposti che erano sempre presenti in quegli anni nel comportamento di molti: aderire ai movimenti di trasformazione della società o isolarsi aspettando...? Il modello (una sfera in materiale acrilico opalino) determina in chi vi si introduce una sensazione di vuoti e di infinito, sensazione determinata dalla sfericità dell'involucro e quindi dall'assoluta mancanza di parametri di riferimento. Lo spazio aparametrico provoca così un vuoto psicologico. Dall'esterno la situazione è diversa in quanto è possibile ricevere l'immagine, di chi è dentro la sfera, filtrata dalla plastica opalina" (Ugo La Pietra, «Abitare la città», (Torino), Allemandi, 2011; pag. 67).

"Modello di comprensione: «Immersione». Le «immersioni» si presentano quale semplificazione di un rapporto tra l'individuo e l'ambiente dove la possibilità di rottura di un equilibrio acquisito avviene attraverso una scelta del fruitore che, per disvelare una nuova situazione, deve agire spazialmente collocandosi all'interno di contenitori. L'isolamento in questi ambienti induce una serie di operazioni sensoriali e simboliche che esplicitano, da un lato la crisi di disadattamento ambientale e dall'altro il potenziale di intervento della forma nella rottura di equilibri precostituiti. Le «immersioni» sono così invito ad un comportamento di uscita dalla realtà per ritrovare il rifugio di una sorta di «privacy» che è separazione e strumento di verifica delle possibilità di intervento attraverso elementi di rottura che spostino i termini codificati della tradizione. Si innesta una dinamica di rapporto nella quale il comportamento libero dell'individuo rende significante la potenzialità contenuta nell'intervento spaziale. I contenitori, mentre spingono ad un certo comportamento, definiscono uno spazio in cui l'individuo crede di ritrovare un ambiente decisionale autonomo: in realtà, l'aver scelto di inserirsi nell'involucro lo separa dall'interazione con l'ambiente circostante e lo rende oggetto di un'intenzione formale sulla quale non può agire. Ne deriva una crisi tra il voluto isolamento del fruitore dal contesto e l'aspirazione ad un inserimento disequilibrante nel sistema. Ma proprio questa ambiguità, che è scontro tra l'aspirazione alla libertà e la limitazione che ogni scelta produce sulla libertà stessa, si presenta come presa di coscienza che la liberazione dai condizionamenti sociali e psicologici del contesto passa attraverso l'immersione personale in uno spazio che si offre come punto di riflessione critica e fantastica sul contesto stesso. In questo senso il percorso personale nei contenitori è una esperienza quanto mai efficace e dalla quale è possibile far scaturire una serie di considerazioni metodologiche ed operative che superano l'oggetto nella sua particolare specificità. I contenitori sono così rimando alle possibilità potenziali di immersioni urbane che divengono dinamici tentativi di rottura di equilibri indotti artificiosamente e possibilità di partecipazione alla creazione dell'ambiente urbano attraverso l'espressione conflittuale dei bisogni ed il recupero dei gradi di libertà ancora esistenti". (Ugo La Pietra, dal catalogo della mostra «Ugo La Pietra "Il sistema disequilibrante"», Torino, Galleria LP 220, novembre 1971).