CASAVOLA Franco
	  (Modugno 1891 - Bari 1955)
	    
	
    
      Avviamento alla pazzia. Preparazione graduale attraverso i luoghi comuni 
    
    Luogo: Milano 
    Editore: Edizioni Futuriste di Poesia
    Stampatore: Stab. Tipografico A. Taveggia - Milano
    Anno: 1924 [febbraio]
    Legatura: brossura
    Dimensioni: 18,6x12,2 cm.
    Pagine: pp. 101 (3)
    Descrizione: copertina parolibera con titoli in nero su fondo chiaro e fotomontaggio in rosa. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Prima edizione.
    Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 29
    Prezzo: € 250ORDINA / ORDER
    Titolo in copertina: «Avviamento alla pazzzzia. Prefazione di Marinetti». La dedicatoria recita: "Questo libro è dedicato al grandissimo imbecille che riuscirà a prenderlo sul serio. Avvertenza: Si raccomanda di leggere lentamente; len-ta-men-te ed a bassa voce, come si recitano le orazioni".
Nel testo: "Vorrei amare una monaca. Bella come quella che incontrai, una sera lontana, nella fragorosa città degli uomini. Le imporrei di portare, per mio amore, delle calze di seta e delle scarpette di vernice col tacco alto. L'amerei da morirne" (pag. 33).
"Il suo poema-romanzo assomma fantasia meccanica, danza dell'elica, danza delle scimmie e Piedigrotta, tutto quanto insomma, cancelli la cultura del simbolismo. E' delicato e brutale, stupefacente e irritante, proprio come vuole Marinetti che annusa immediatamente le anime interplanetarie pronte a una navigazione infinita e illogica, a una immaginazione divoratrice di esperienze, e quasi insegue i temperamenti ricchi di profonda coscienza artistica, di impetuosa ispirazione, l'una e l'altra necessari per infrangere i limiti della propria disciplina e straripare, da futuristi, in quelle affini" (Giuseppe Appella, «Gli anni del futurismo in Puglia 1909-1944», Bari, Mario Adda, 1998; pag. 6).
  Nel testo: "Vorrei amare una monaca. Bella come quella che incontrai, una sera lontana, nella fragorosa città degli uomini. Le imporrei di portare, per mio amore, delle calze di seta e delle scarpette di vernice col tacco alto. L'amerei da morirne" (pag. 33).
"Il suo poema-romanzo assomma fantasia meccanica, danza dell'elica, danza delle scimmie e Piedigrotta, tutto quanto insomma, cancelli la cultura del simbolismo. E' delicato e brutale, stupefacente e irritante, proprio come vuole Marinetti che annusa immediatamente le anime interplanetarie pronte a una navigazione infinita e illogica, a una immaginazione divoratrice di esperienze, e quasi insegue i temperamenti ricchi di profonda coscienza artistica, di impetuosa ispirazione, l'una e l'altra necessari per infrangere i limiti della propria disciplina e straripare, da futuristi, in quelle affini" (Giuseppe Appella, «Gli anni del futurismo in Puglia 1909-1944», Bari, Mario Adda, 1998; pag. 6).
		