ADAMI Valerio
(Bologna 1935)
FRANQUI Carlos
(Cifuentes, Cuba 1921 - San Juan, Portorico 2010)
Adami. La vasca, il Cinema, i pantaloni da cavallo, l'Hotel Durrant's, un interno coloniale, due figure e una vetrina... Dipinti in verticale
Luogo: Milano
Editore: Galleria Schwarz
Stampatore: Grafiche Gajani
Anno: 1969 [novembre]
Legatura: brossura
Dimensioni: 23,7x17 cm.
Pagine: pp. 28
Descrizione: copertina illustrata con una immagine fotografica in bianco e nero, 8 tavole a colori n.t., riproduzioni delle 8 opere esposte. Saggio teorico politico di Carlos Franqui: «Adami: la distruzione costruttiva», testo originale in spagnolo e traduzione in italiano, francese, inglese. Catalogo originale della mostra (Milano, Galleria Schwarz, 6 novembre - 2 dicembre 1969).
Bibliografia: AA.VV., «Adami», Milano, Electa, 1986: pag. 112
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"So che la pittura esiste, che a volte, in certi istanti, la vedo, e poi sfugge. L'unica cosa certa è che val la pena di dedicare una parte dell'energia dei nostri occhi, intossicati dalla televisione, dai fumetti e dai giornali, per guardare la pittura" (Carlos Franqui, pag. 1).

"La cultura borghese è ricca, bianca, maschile. Stabilisce la superiorità del ricco sul povero, del bianco sui negri, sugli asiatici, sugli indios, e dell'uomo sulla donna. La cultura antiborghese crea il dubbio, l'interrogazione sulle cose e la realtà, lo squilibrio, il disordine, la libertà, la negazione, la anarchia, il caos, la protesta, la disarmonia, il dolore, l'ingiustizia, la lotta, la ribellione" (Carlos Franqui, pag. 12).

"L'efficacia nasce dall'unità di linguaggio e contenuto. Ed è proprio questa una delle caratteristiche fondamentali dell'opera di Adami, che è sostanzialmente un pittore antipop: la fusione del fisico e del mentale [...] fusione e alienazione dell'oggetto industriale e dell'uomo, immagine critica della società del consumo. Infati, la coca-cola puoi berla, ma se vuoi trasformarla in uno strumento rivoluzionario, devi farne una bottiglia molotov e adoperarla nel luogo e al momento giusto. Invece la pop art, fondamentalmente, quale che sia stata la sua intenzione, è soltanto realismo capitalista nordamericano; un commesso viaggiatore, in pittura, dell'oggetto di consumo. [...] E forse la debolezza della pop art sta proprio nel non aver calcolato la forza soggiogatrice, politica, delle immagini pubblicitarie della merce" (Carlos Franqui, pag. 23).