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“Ariel a Fiume mentre parla ai legionari”, Fiume, 1920
Fotografia di Filippo Masoero. Al retro di questa fotocartolina che reca impresso il timbro della “Legione fotografica” del Comando della Città di Fiume, è scritto da mano anonima il titolo: Ariel spirito dell’aria nella favola misteriosa della Tempesta di Shakespeare.

Ho messo insieme questo materiale in occasione di un incontro con gli studenti della scuola media di Cellatica (Brescia). Un dialogo difficile un po’ perché non sapevano nulla di questa storia e un po’ perché i ragazzi vanno abituandosi a lasciare agli adulti tutte le ragioni: quello che i ragazzi amano, quello in cui sperano, le preferenze nel vestire, la musica, internet facebook, tutto è talmente lontano e inconciliabile.

Di Fiume li colpiva molto di più l’opposizione all’ingiustizia che non la fantasia al potere. Mi sono sembrati indifesi nella trappola spaventosa che riduce il mondo a dicotomie – giusto/ingiusto, buono/ cattivo, pace/guerra ecc. Nei loro occhi, le rare volte in cui ho incontrato uno sguardo, ho visto una grande timidezza e una grande rassegnazione. La poesia non esiste. Non credono che una vita possa essere diversa dalle tante che già conoscono attraverso l’esperienza personale, i film e le canzoni, dove adesione e protesta sono facce opposte della stessa subcultura.

Non ci credono che si possa fare della propria vita un’opera d’arte, che ogni uomo sia un artista, che la verità non sia il risultato matematico dei fatti ma una storia da costruire insieme, di cui ciascuno è responsabile. E del resto chi glielo ha mai insegnato? Si arrangeranno, troveranno un modo per vivere, e lo faranno senza maestri perché maestri qui non ce ne sono quasi più.

F.T. Marinetti, Al di là del Comunismo, Milano, Edizioni de La testa di Ferro
1920
Però Laura dietro i suoi occhiali aveva capito tutto. Perché lei, così dolce lo sapeva cosa vuol dire essere in trappola e non volerci restare, con tutta l’intelligenza e la passione. La trappola di una malattia irreversibile che a poco a poco ti toglie tutto fino a cancellarti. Come fare a strappare la gioia a ogni giorno? Lei lo sapeva, e quei ragazzi che poco capivano di Fiume, lei la capivano eccome, e la amavano. E poi Alessandro voleva sapere che fine avessero fatto serbi e croati, se era tutto oro quel che luceva, e mi accorgevo del fermento delle sue idee, ma come di là da un vetro, gli mancavano le parole. E poi la ragazza senza nome che aveva riempito un quaderno di appunti e me lo mostrava, con uno sguardo serio e fiero. Ma come mai, le chiedevo, non era intervenuta durante l’incontro? – “Perché io riesco a esprimermi solo scrivendo”. Ragazza meravigliosa e sconosciuta anche ai suoi professori. Avevo chiesto il suo nome, dicendo che amava molto scrivere e a loro non era venuto alla mente nessuno. Ragazza misteriosa e sola che mi fa riflettere sulla prospettiva che inchioda me al passato e lei al futuro: prospettiva che frequentemente rimane in superficie, a cui sfugge il senso e la portata della mutazione.
Forse questa storia fiumana ha lasciato in loro e in me una traccia più viva di quanto non mi sia accorto.
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